giovedì 10 aprile 2008

Tempi Moderni

È tutta una corsa. Sempre.
Ormai lo si dice ad ogni occasione. È colpa di questa società che ci abitua a far tutto in fretta. Si corre per andare a scuola. Si corre per andare al lavoro. Si corre per tornare dal lavoro ed accompagnare i figli a correre da qualche altra parte.
Si mangia di corsa, si fa l'amore di corsa e si pensa di corsa… quando si riesce a pensare.
Si vabbè, è colpa della società. Ma noi ci mettiamo del nostro.
Ci pensavo qualche tempo fa, quando ho portato la mia cucciolata a vedere Cars.
Per chi non avesse visto il film, è la storia di Saetta McQueen, una macchina da corsa, che mentre sta attraversando gli States per raggiungere la località in cui si disputerà l'ultima decisiva gara della Piston Cup, si perde… abbandona la veloce e sfolgorante autostrada, e finisce nella lenta e obsoleta Route 66, una statale dimenticata da Dio e dagli uomini – e, in questo caso, anche dalle macchine – dove le cose si fanno ancora in modo semplice… senza fretta. In questo piccolo paesino lungo la Route 66, Saetta McQueen scopre che, andando piano, la vita acquista un altro sapore. Trova amici che non avrebbe mai incontrato e l'amore che altrimenti non avrebbe conosciuto… etc etc
Insomma, tutto il film ci consiglia di vivere la vita con maggior consapevolezza e meno fretta… O almeno questo era quello che cercavo di spiegare ai miei figli, quando, prima ancora che in sala si accendessero le luci, e prima che finissero di scorrere i titoli di coda, la gente ha cominciato ad alzarsi per uscire dal cinema e correre da qualche altra parte.
Ma dico io…
Ho sorriso, tra me e me. Perché queste sono cose di cui si può sorridere. Ho sorriso pensando a quanto erano ridicoli. Sono rimasto seduto, guardando i titoli di coda fino alla fine… e poi, con calma, me ne sono tornato a casa.
Però la cosa mi ha dato un certo fastidio. Succede sempre, al cinema, che la gente fugga prima. Succede che se ne freghino della sigla finale, e dei titoli di coda. Ma in questo caso mi è parso più grave del solito, anche se l'andazzo è ormai così diffuso che ormai nessuno ci fa più caso e, in tv, sono stesso le reti che anticipano il desiderio del pubblico sfumando i titoli di coda… immancabilmente. Cosicché guai a voi nel caso dovesse prendervi la curiosità di sapere il nome di uno degli attori secondari… o il titolo di quella canzone così bella, che avete sulla punta della lingua, e che potrebbe essere… potrebbe… chi lo sa che poteva essere? Niente.. sigla sfumata, o vi andate a noleggiare il dvd, o fate una bella ricerca su internet, perché tanto, quei titoli di coda non li leggerete mai.
E la goccia che ha fatto traboccare il vaso, il momento in cui ho capito che stiamo diventando davvero dei centometristi della vita, è stato oggi pomeriggio, quando siamo andati al Circo.
Il Circo di per sé, non mi aiuta a formulare pensieri positivi, perché trovo tutta l'atmosfera circense abbastanza devastante da un punto di vista puramente emotivo.
Però è gente in gamba, questo non si può negare. È gente che vive la propria vita in bilico su una corda, o con la faccia imbiancata ed il nasone rosso. Gente che merita rispetto, insomma.
Ed alla fine dello spettacolo, quando erano tutti lì, in pedana, a prendere il loro meritato applauso, metà del pubblico stava già infilando la porta d'ingresso di corsa… per evitare il traffico.
Mamme e papà frettolosi, figli distratti e nonne avvizzite, che con rinnovate energie se la davano a gambe… troppo impegnati a squagliarsela per battere le mani. Quasi che gli si stesse chiedendo un impegno davvero troppo gravoso, insomma, battere le mani, dopo tutto quel tempo passato seduti, in sala… che pretesa assurda!
Quindi ok… la società è quello che è. Correre si deve correre, su questo non ci piove. Ma il problema è che, anche quando possiamo fermarci, non lo facciamo. Per superficialità, per disinteresse o anche, sembra un controsenso, per pigrizia. Perché cambiare anche solo per un attimo il ritmo è troppo faticoso.
Ed allora mi fermo io, oggi… e batto le mani a tutti gli artisti che ho visto al circo, e batto le mani a tutti i titoli di coda che mi sono perso, a tutte le chiacchiere che non ho scambiato mentre correvo da qualche parte, e lo faccio scrivendo queste quattro cavolate, di sabato sera… fermo... su una sedia.
Oggi faccio correre gli altri…

2 commenti:

  1. "I tempi siamo noi, come siamo noi così sono i tempi" (S. Agostino)

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