mercoledì 9 aprile 2008

Come le Farfalle

Dell'Umbria non ricordo molto.

È passata attraverso la mia vita lasciando un alone verde e frizzante, senza scolpire ricordi duraturi. Ma nella memoria mi appare sempre come un'enorme distesa di girasoli.

Ricordo delle stradine, apparentemente senza fine, che tracciavano i loro disegni sinuosi perdendosi tra le colline. Ricordo paesini, di poche case, che giocavano a nascondino tra gli alberi e, soprattutto, ricordo che dovunque andassi, qualunque fosse la mia strada... essa costeggiava immancabilmente degli immensi campi di girasoli.

Ed io pensavo ogni volta: ma quanti sono? Sembra che non finiscano mai...

E che ci fanno qui?

Il loro posto in fondo, dovrebbe essere in cielo e non su di un prato.

Ma poi, chi può dire quale sia il giusto posto delle cose?

Neanche Dio, probabilmente, potrebbe stabilire una cosa del genere.

Secondo me, quando ha creato tutto, all'alba dell'universo... ci ha pensato, anche solo per un attimo, e poi ha scartato l'idea con un sorriso divertito. Avrebbe potuto, se avesse voluto veramente, dare un ordine a tutto. Un ordine fisso, preciso, immutabile... avrebbe potuto, certo... lui era Dio, e chi se non Dio avrebbe potuto fare una cosa del genere?

Ma poi non se l'è sentita.

Perché si è reso conto che se l'avesse fatto davvero, avrebbe creato un universo immobile.

Ed ecco perché non si può stabilire a priori quale sia il giusto posto delle cose.

Ed ecco perché, in un primo momento, non attribuii troppa importanza a quell'uomo... che correva attraverso i girasoli, dietro alle farfalle.

In quei campi ci sono delle farfalle bellissime. Tutte colorate, di giallo e di nero, di rosso e di marrone. E volano, leggere... delicate, come il soffio stesso di Dio.

Tu le guardi. E non riesci a capire fino a che punto sia il vento a trasportarle o siano loro a farsi trasportare.

Forse entrambe le cose.

E lui le inseguiva. Nei campi. Correndo a perdifiato.

Leggero quasi come loro.

Era vestito in modo poco appariscente, con un jeans ed una camicia blu, aperta. E sotto una maglietta bianca.

Correva dietro le farfalle, fino a sfiorarle. Le sue mani guizzavano verso l'alto, improvvise... ma non le catturava... lui le... accompagnava... e basta.

Era strano vedere quello spilungone solcare i girasoli senza fermarsi un minuto. Sembrava quasi un bambino. Uno di quelli che vengono portati per la prima volta in un parco... ed alla prima farfalla cominciano a correre ridendo... e non si fermano più.

Così era lui...

Ma mentre un bambino può correre dietro alle farfalle senza che nessuno dica niente. Mentre ogni bambino si è conquistato questo diritto imponendo la sua gioia di vivere alla soffocante razionalità degli adulti. Un uomo di circa quarant'anni ha perso ogni privilegio del genere, e diventa solo... un uomo fuori posto, in un campo di girasoli fuori posto, solcato da una stradina fuori posto. Ed anche se Dio non ha voluto cristallizzarci nella fissità delle regole, la cosa risulta comunque strana...

E allora. beh, fermai la macchina, scesi, e gli andai incontro.

Lui mi vide, e si fermò, sorridendo.

Sorrisi anch'io.

"Sono bellissime, non trovi?" mi disse.

"Le farfalle?"

"Sì certo, le farfalle" fece lui.

Poi, prima che potessi rispondere aggiunse "E sono libere! Qualcuno potrebbe pensare di no, potrebbe pensare che siano schiave del vento, ma non è così... perché il vento è parte di loro. Capisci?"

Io annuii.

"E poi sono leggere. Così leggere che possono permettersi di sfiorare la vita.

Loro... non vivono davvero. Loro ci soffiano accanto, alla vita. Passano vicino... e vanno oltre. E come potrebbero vivere del resto? Il loro tempo è così poco... non potrebbero riuscirci neanche volendo..." fece una pausa sondando il mio sguardo, per accertarsi che stessi seguendo il suo ragionamento,  e poi riprese.

"La vita, diciamoci la verità, è solo un attimo, persino per noi, che tutto sommato abbiamo un po' di anni a disposizione. Eppure quegli anni scorrono via in un lampo. Troppe cose da fare, troppe cose da conoscere, e troppo poco tempo... troppo poco per vivere fino in fondo. Ma se il tempo non basta a noi... figuriamoci se può bastare ad una farfalla, che ha a disposizione solo una stagione! E loro lo sanno benissimo, perché non sono mica stupide. E così, sapendo di non poter vivere, hanno scelto di volare attraverso la vita, leggere e inconsistenti, ma bellissime..."

Lo guardai perplesso, cercando di capire cosa volesse dire realmente.

"Io le invidio... in un certo senso" continuò "perché per loro è tutto più facile. Noi possiamo solo cercare di imitarle... ma siamo pesanti, goffi... non sappiamo come si faccia a sfiorare la vita. Noi la vita la calpestiamo, ci inciampiamo, ci sbattiamo contro e la riduciamo in cocci inutili. Questo facciamo noi. Mentre loro, ci volano attraverso per una stagione e spariscono..."

Mi guardò "Come fece lei..."

"Lei chi?" domandai.

"Lei" rispose, come se la cosa dovesse essere evidente anche per me che ero un perfetto sconosciuto.

"Lei era come una farfalla. Leggera. Bellissima. Lo capii, subito, che non era una persona normale, appena la incontrai. E come una farfalla, è arrivata ed è passata... una stagione sola... ed è andata via."

Sorrise imbarazzato.

"All'inizio non ci volevo credere. Non pensavo che potesse farlo davvero... sparire in quel modo... Mi sembrava che fosse troppo presto... mi sembrava ... ingiusto. Ecco. Ingiusto. E glielo dissi.

Ma lei mi sorrise e disse che era come una farfalla. Fu proprio lei a spiegarmelo. Ricordo... disse: io sono come una farfalla. E le farfalle non hanno mai molto tempo. Ma non devi preoccuparti... hai mai visto una farfalla triste? Infelice per il suo destino?

Ed aveva ragione, le farfalle non soffrono. Sono troppo leggere per soffrire.

E per soffrire devi vivere.

Loro invece... volano di traverso... e sfiorano tutto, anche il dolore, senza farsi male.

E anche lei... morì così... senza farsi male..."

Fu in quel momento che mi accorsi che stava piangendo.

Avrei voluto dirgli qualcosa... ma non trovavo le parole. Lui però capì, sorrise e aggiunse: "Adesso è diventata realmente una di loro... una farfalla... per questo sono qui, capisci? Per trovarla. Ma non è così facile. Volano veloci e leggere, le farfalle, mentre io sono così pesante...

Però la troverò, lo so. E quando la troverò la riconoscerò... e la seguirò... e lei m'insegnerà come si deve fare... per sfiorare la vita senza farsi male..." sorrise ancora una volta e riprese a correre.

Quello strano omino... dietro alle sue farfalle ed ai fantasmi del suo amore.

E... sembra strano, lo so, ma per un attimo fui tentato di correre con lui.

Perché a chi non piacerebbe scoprire il segreto delle farfalle... per fregare questa vita volandole attraverso?

Ma poi... se davvero ci riuscissimo... che vita sarebbe?

Così risalii in macchina, misi in moto, e partii... verso un altro campo di girasoli.







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