martedì 19 aprile 2016

Una parola al giorno (o quasi): L'ULTIMA VOLTA

L’ultima volta che ho detto che sarebbe stata l’ultima volta non è mai stata davvero l’ultima volta.
Le nostre vite si snodano lungo strade impervie disseminate di “ultime volte” quasi fossero pietre miliari  messe lì a ricordarci l’assoluta inaffidabilità dei nostri buoni propositi.
Del resto, quando sei davvero convinto di non voler far più una cosa, non hai bisogno di proclamarlo. 
Dire “questa è l’ultima volta” non è altro che un disperato e patetico tentativo di autoconvincerci che ce la possiamo fare, sventolato con ostentata pervicacia tutte le volte in cui siamo ben consapevoli di non potercela fare.
E’ l’ultima volta che mi accendo una sigaretta, è l’ultima volta che spendo lo stipendio in gratta-e-vinci, è l’ultima volta che faccio le tre di notte a guardare serie tv, è l’ultima volta che bevo l’impossibile e poi vomito anche l’anima, è l’ultima volta che mi metto a litigare con qualche coglione che manco conosco qui su fb, è l'ultima volta che gioco al multiplayer di Call of Duty.
Il problema di certe frasi è che non c’è alcuna proporzionalità tra la facilità con cui si possono pronunciare, non senza un certo beota autocompiacimento, e la reale devastante difficoltà di metterle poi in pratica, e la cosa peggiore è che, mentre pronunciamo le fatidiche parole, sappiamo benissimo che ci stiamo prendendo in giro da soli, ma non riusciamo a stare zitti. Non riusciamo a rinunciare a quel sommesso e inutile piacere di sopravvalutarci, almeno per qualche minuto.

Ma adesso basta! È l’ultima volta che dico che è l’ultima volta…