sabato 23 giugno 2012

Lo sguardo del Tamarro


C’è qualcosa di unico nello sguardo torbido con cui il tamarro arrapato esamina una donna. Non si tratta solo della fissità: il tamarro stupido esibisce spesso una certa staticità della pupilla dovuta sostanzialmente alle sue ridotte capacità mentali. Ma quando il suo sguardo si fissa su un esemplare femminile piacente, o anche non piacente, ma sufficientemente scollacciato da risvegliargli l’ormone, il tamarro sviluppa una vitrea fissità del tutto particolare.
Egli deposita quello sguardo con millimetrica precisione esattamente al centro delle tette della fanciulla, e non lo smuove più per svariati minuti. Non sorride mai, il tamarro, durante questo tipo di approccio. Non c’è nulla da ridere… si tratta di una cosa seria. Il suo guardo è grave, serio… quasi minaccioso e sembra voler dire alla fanciulla (e a tutto il mondo circostante) che se non fosse per trascurabili leggi comportamentali universalmente riconosciute (e perché lo stupro è ancora inspiegabilmente considerato illegale) lui la possiederebbe lì, seduta stante, dando luogo ad una performance sessuale stratosferica in grado di far scoprire, forse per la prima volta, alla fortunata beneficiaria di cotanto maschio, cosa voglia dire fare sesso con un vero uomo. Vale a dire con lui.
A poco importa il fatto che, quasi sicuramente, quello stesso tamarro, chiamato eventualmente e miracolosamente a passare alle vie di fatto, si produrrebbe in una breve, vana, confusa e rumorosa prestazione del tutto insoddisfacente per qualsiasi tipo di partner, perché egli, comunque, non ne sarà mai consapevole, convinto com’è dei propri mezzi e della propria sapiente arte amatoria affinata in ore e ore di approfondimento teorico su youporn.
Parla anche, il tamarro, per sottolineare il suo indiscusso apprezzamento per le tette e per colei che incidentalmente le “trasporta”, ma non essendo l’eloquio il suo punto forte, spesso il massimo che riesce ad articolare sono frasi tipo “uà, e comm’ stai bella oggi!”. Del resto non è quello che conta. Non sono le parole, ma lo sguardo, la sua arma segreta. Uno sguardo che ha in sé l’epicità e la drammaticità di un amore incompiuto (per fortuna), di una passione che avrebbe potuto essere, e che, non per colpa del tamarro, ma per la stupida e inspiegabile ritrosia della donna, resterà inespressa, dovendo forse trovare uno sfogo meno poetico e meno consono in una consolatoria manipolazione solitaria.
C’è l’ingiustizia del mondo, condensata in quello sguardo sgranato, insaziabile e insaziato, che vorrebbe ma non può e che a stento riesce a capacitarsi del perché questa cosmica tragedia si debba compiere ogni volta, ineluttabilmente, nonostante il suo encomiabile impegno.
Come possa, una vera donna, restare indifferente a quel suo sguardo penetrante (almeno lui, lo sguardo lo è, su questo non ci piove), come possa, con tanta insensibilità, ella voltargli le spalle e andar via, sottraendogli non solo la possibilità di una torrida scopata, ma anche la vista della “latteria” che aveva dato un senso al vuoto esistenziale di una giornata grigia e priva di calcio  è qualcosa che il tamarro non potrà mai comprendere.
Forse la risposta è tutta lì, nella deprimente ma ineluttabile considerazione che, ahimè, le vere donne a differenza dei veri uomini, non esistono più.
Forse…