domenica 11 gennaio 2015

Una parola al giorno o quasi: DESTINO

Tra la fine dell'VIII e l'XI secolo, orde di feroci predoni assetati di sangue si riversarono sulle coste della Francia e della Gran Bretagna seminando morte e distruzione. Si trattava di guerrieri spietati e audaci marinai che si abbattevano sul nemico con una forza inarrestabile tanto che ancor oggi viene ricordata la preghiera: "Proteggici Signore, dalla furia degli uomini del Nord".

Questi sanguinari predatori erano i Vichinghi.
Ma cosa li spingeva?
Il famoso storico e antropologo Norvegese Svel Egil Lurdbrasson ha così sintetizzato l'intera questione:

"Il destino di un popolo, a volte risiede in particolari spesso apparentemente innocui. Qualcuno potrebbe dire che i miei antenati erano un popolo violento, che avevano l'istinto del predatore, che erano forti e in quanto tali, facevano valere la legge del più forte su popoli che non erano in grado di difendersi.
La risposta è molto più semplice e risiede nella natura stessa delle abitazioni vichinghe.
Com'è noto i miei avi risiedevano nelle famose  “case lunghe”. Queste abitazioni erano costituite da un’unica stanza, priva di finestre. Il capofamiglia dormiva in un letto vero e proprio, gli altri invece su dei ripiani di legno rialzati e disposti tutt’attorno.
Il focolare per cucinare i cibi era nel centro della casa. Il fumo usciva, solo in parte,m da una piccola apertura nel tetto, ma in buona parte restava nell'ambiente. La luce, molto scarsa, entrava dalle porte, presenti sia sul lato lungo che sul lato corto, ma poiché faceva un freddo boia, l'intera struttura era o leggermente seminterrata o circondata da  terrapieni per offrire riparo dal vento.  Alle pareti erano appese le armi e degli arazzi su cui erano rappresentate le imprese dei guerrieri famosi. Il pavimento di terra era ricoperto di canne e erba.
La casa non aveva praticamente mobili. Su un lato, al centro stava una sedia speciale dove poteva accomodarsi solo il capofamiglia. Gli altri si sedevano su semplici panche o su ripiani in legno, spesso coperti di pelliccia. Spesso anche gli animali (domestici e non) venivano ospitati al suo interno anche perché contribuivano a mantenere caldo l'ambiente.
Come si evince da questa descrizione gli inverni erano immensamente lunghi e puzzolenti... dopo vari mesi chiusi in casa a respirare fumo e scorregge, al buio… con l’arrivo della primavera il  guerriero vichingo era finalmente libero di uscire all’aria aperta, ma era anche terribilmente incazzato e con qualcuno doveva pur sfogarsi, no?"