Le parole sono gratis.
Forse è per questo che nella vita
e nei social abbondano e trabordano.
Fiumi impetuosi di parole buttate
senza criterio, sparate affrettatamente senza che, dietro, ci sia un pensiero,
una volontà di comunicare davvero.
La questione, alla fine, è tutta
lì. Perché, alcuni ne saranno sorpresi, ma le parole non hanno un’esistenza autonoma.
Non sono autosufficienti. La loro esistenza dovrebbe avere una funzione e
quella funzione dovrebbe essere comunicare qualcosa e per voler comunicare
qualcosa sarebbe auspicabile che le parole fossero l’espressione di un pensiero
più o meno compiuto e che quel pensiero fosse effettivamente un Pensiero e non
l’equivalente di una flatulenza prodotta dalle sinapsi cerebrali.
Forse, se le parole avessero un
prezzo, si sarebbe portati a pensare, prima di spararle tutt’intorno un po’ a
cazzo, ma le parole sono gratis… questo è il problema.
Faccio un paio di esempi
banalissimi.
ESEMPIO 1
Amazon Answer.
Quel servizio di domande e risposte
per cui, se sto per comprare un articolo su amazon, posso chiedere
delucidazioni ai clienti che lo hanno acquistato prima di me.
Poniamo il caso che io stia
valutando l’opportunità di comprare un lettore mp3, ma tra le specifiche
tecniche non siano elencati tutti i formati supportati, posso accedere al
servizio di Amazon e chiedere agli altri utenti: “Sapete dirmi se legge anche i
flac?”
E’ quasi matetematico che il
primo a rispondere sarà l’utente UNGOBONGO pronto a dire:
“Non lo so, perché io ascolto solo mp3”.
“Non lo so, perché io ascolto solo mp3”.
Grazie per la sollecitudine
UNGOBONGO, ma mi chiedo: se non lo sai, cosa cazzo hai risposto a fare? Di che
utilità può essermi la tua risposta? Non potevi, per esempio, dedicarti a
un’attività più produttiva tipo la lobotobia prefrontale che, tra l’altro, non
posso escludere a priori ti sia già stata praticata?
Il dramma è che UNGOBONGO non è
l’unico. Ci sono orde di UNGOBONGHI pronti a rispondere, tra l’altro cose tipo:
“non lo so mi è appena arrivato, devo ancora aprire la scatola…” o “L’ho regalato
a mio nipote, quindi non lo so”.
ESEMPIO 2
Forum di fotografia.
Ho scattato delle foto a mio
figlio che faceva mountain bike, ma ho avuto problemi nella messa a fuoco. Poiché
non sono un fotografo esperto chiedo consiglio come impostare l’af e gli altri
parametri per ottenere risultati migliori.
Il fratello di UNGOBONGO, che si
chiama CAZZOPARLO, mi risponderà:
“Il problema non è tanto
l’autofocus, af-c va bene, e i tempi di scatto che hai usato sono adeguati, ma per
il futuro, cerca soggetti più interessanti…
Ora, mio caro CAZZOPARLO, io lo
so che tu probabilmente sei un fotografo scafatissimo e super professionale che, se non deve fotografare Valentino Rossi che prende a calci Márquez, non si
scomoda neanche a uscire di casa. Le tue foto saranno anche bellissime e forse,
se mi avessi dato consigli sulla composizione, per quanto non richiesti, li
avrei apprezzati. Ma il soggetto in questo caso è mio figlio, perché non devo
partecipare a una mostra fotografica e
per me, ti sorprenderà saperlo, mio figlio è un soggetto interessante, quindi spiegami,
a cosa dovrebbe servirmi il tuo consiglio?
(apro una parentesi dedicata agli aspiranti fotografi): CAZZOPARLO, se avesse voluto aiutarmi, avrebbe potuto dirmi che, a volte, soprattutto quando ci sono molti elementi di disturbo, è consigliabile usare l'af-c a punto singolo, inseguendo il soggetto, perché con l'af-c dinamico a 9 o a 21 punti c'è il rischio che l'af non centri il soggetto)
In entrambi i casi parliamo di
parole inutili. Buttate lì tanto per dar fiato alle trombe e, in questo caso,
ai polpastrelli. Parole che sono
perfettamente esemplificative di questa società multimediale in cui non importa se non hai un cazzo da
dire, basta che parli, perché esserci è quello che conta. Nel primo caso
assistiamo alla totale assenza di pensiero, nel secondo alla presenza di un
pensiero invasivo e presuntuoso, in cui il CAZZOPARLO di turno, generalmente
frustrato e in cerca di gloria e autocelebrazione, deve dimostrare di essere
migliore di te o, quanto meno, che tu sei una pippa abissale.
Quindi, niente, mi chiedevo… non è che possiamo mettere un prezzo alle parole?