Questo terzo capitolo firmato da Sam
Mendes, tuttavia, ritorna un po’ ai passati lustri, non tanto
per l’assurdità delle scene d’azione, quanto per l’assurdità
della storia in sé.
Ora, io lo so come funzionano queste
cose: il pubblico vuole colpi di scena, azione, ancora colpi di
scena, tanto ritmo, un po’ di fica, e un ultimo colpo di scena per
chiudere in bellezza. Lo sceneggiatore, ai giorni nostri, è una
specie frustrata alla perenne ricerca di un’idea, non nuova, perché
ormai la novità è un’utopia, ma quanto meno leggermente originale
e accattivante, per svoltare la giornata lavorativa e portare il
risultato a casa. Soprattutto nell’ambito delle spy story,
l’impresa è particolarmente ardua perché il pubblico si aspetta
già tutto… è gente che è cresciuta a pane e Alias questa…
gente che capisce e conosce. Ecco che, dunque, il meschino
sceneggiatore, alla ricerca di una storia, si perde, si confonde, si
lascia abbagliare e suggestionare dalla goduriosa ideazione di snodi
tutto sommato ingiustificati e ingiustificabili a scapito di una
logica basilare che, invece, dovrebbe prevalere su tutto. E qua non è
che io voglia fare il “ragioniere” della sceneggiatura. La
sospensione dell’incredulità la conosco, ci lavoro, la uso… ma
va costruita con un minimo di attenzione. Non è che in suo nome si
possano mettere in scena un gruppo di personaggi che agiscono a cazzo
di cane, sperando che nessuno se ne accorga, perché in questo caso
il risultato farà inevitabilmente cacare.
Ma veniamo al punto fondamentale.
L’intera ossatura di questo film si
basa su due astuti piani, uno più idiota dell’altro.
In parole povere, sintetizzando, la
storia è più o meno questa.
James è in missione: hanno rubato dei
dati sensibili su agenti sotto copertura (una cosa nuova che non si
era mai vista). Lui deve recuperarli, affronta il cattivone in un
inseguimento jamesbondiano, ma al momento critico, per non correre
rischi, M dà ordine a un secondo agente di far fuoco, anche se il
bersaglio non è pulito e se, per intenderci, la sporcizia sulla
linea di tiro è costituita proprio da 007. L’agente spara e,
invece di colpire il cattivo, colpisce il nostro eroe che precipita
nel vuoto e viene dato per morto. Ovviamente James è ancora vivo, ma
deluso dalla mancanza di considerazione e fiducia che ha portato M a
ordinare di sparargli, si prende un periodo sabbatico in cui beve,
scopa e si imbolsisce… e fin qui, nulla da eccepire.
Il problema nasce quando la mente
dietro il furto di quei dati, organizza un attacco contro la sede
dell'MI6 facendo saltare tutto in aria e uccidendo sette agenti. M
viene messa in discussione dai vertici e James ritorna perché si
sente in dovere di mettere nuovamente al servizio della Gran Bretagna
la sua mascolina virilità e la sua cazzutaggine.
Va detto che l’inossidabile è
ridotto un po’ una ciofeca, non gli si darebbe una sterlina in mano
considerando il sopraffiato e la mira che sfoggia in allenamento,
tuttavia M lo reintegra in servizio anche se è ben lontano dal
passare i test per tornare operativo... e va bene anche questo.
James va, ribecca il cattivo
dell’inseguimento iniziale e lo maciulla con estrema facilità.
Trova il supercattivone (Javier
Bardem ) e scopre che si tratta di un ex agente (oh cazzo !)
una specie di super 007 ante litteram che vuole vendicarsi di M
perché lei in un momento critico lo aveva abbandonato in pasto ai
cinesi (ci si stupisca di fronte alla simmetrica parabola che unisce
le vite di protagonista e antagonista, in una sorta di poetica
fratellanza). Bardem racconta una pregevole storiella dalla quale si
evince che se metti una massa imprecisata di topi in un una trappola,
senza cibo, e li fai mangiare tra loro, gli ultimi due sopravvissuti
non mangeranno più cocco, ma carne. Gli ultimi due topi sono
metaforicamente Bardem e Craig. E possono mangiarsi tra loro o
allearsi contro M. Vabbè, che ve lo dico a fare? James non si allea
manco pe' gnente, cattura il supercattivone che viene portato
nella sede dell'MI6 e a questo punto… il colpo di genio! Si scopre
che Bardem voleva farsi catturare e che tutto ciò faceva parte del
suo astuto piano per uccidere M. La quale, precisiamo, non si trova
chiusa in un bunker all’interno dell'MI6… ma fuori perché
oggetto di un’inchiesta governativa. Quindi Bardem evade facendo un
gran casino, se ne va per le vie della city, dove lo aspettano orde
di suoi agenti, e assalta la sede del governo in cui si sta svolgendo
l'inchiesta, inseguito da un incazzatissimo 007.
Ma perché?! Perché?!!
Ragioniamo un attimo con l'ausilio di
un testo didattico.
[estratto dal libro di testo della
scuola elementare per spie e agenti segreti] Problema: Sei un
super agente scaltro e letale, vuoi uccidere M. Nessuno sa neanche
che esisti e che vuoi vendicarti del tuo bersaglio. Come ti comporti?
A) Vieni a Londra in incognito,
rapisci M, te la porti dove vuoi e la uccidi con calma.
B) Vieni a Londra in incognito e, a
distanza di sicurezza, metti una pallottola in testa al tuo bersaglio
usando un fucile di precisione.
C) Non vieni neanche a Londra in
incognito, ci mandi un killer prezzolato che faccia tutto il lavoro
sporco.
D) Ti fai identificare e catturare di
proposito, evadi, mentre tutti ti danno la caccia ti attieni a un
piano complicatissimo e rischiosissimo per assaltare la sede del
governo dove si trova il tuo bersaglio mentre, contemporaneamente,
cerchi di sopravvivere al miglior agente segreto nemico, che vuole
farti fuori e dall'MI6 avvertono il tuo bersaglio del pericolo che
sta correndo, col rischio che si dia alla fuga prima del tuo arrivo.
E) Ti compri un ukulele, ingrassi di
trenta chili e componi inquietanti adattamenti di “Over the
Rainbow”
Come si evince dal test, non c’è
proprio motivo di creare un piano così complicato, basato su così
tante variabili e così soggetto al fallimento. E infatti Bardem
fallisce miseramente garantendo agli spettatori un'altra mezzoretta
di adrenalina allo stato puro.
Non contento di essere stato raggirato
dal geniale piano di Bardem, il secondo topo, James, per mettersi
sullo stesso livello del suo antagonista, elabora un secondo piano
altrettanto astuto: prende M e la porta nell’avita dimora dei Bond,
in una brughiera desertica e nebbiosa dove saranno completamente soli
alla mercé del supercattivone e dei suoi uomini.
Mentre la centrale operativa dell'MI6
lascia brandelli di informazioni per condurre il frustratissimo
Bardem verso la sua esca, Bond , M e un vecchio guardiacaccia che fa
molto old english style, si trasformano in un incrocio tra l’Ateam
e Mamma ho perso l’aereo, disseminando la casa di astute trappole
mortali. Lo scontro finale è dunque epico e coreografico, ma si
conclude comunque con la morte di M, anche se il topo cattivo non ha
il tempo di gioirne perché il topo buono lo uccide prima che possa rendersi conto di aver raggiunto il proprio scopo.
Ma, la domanda nasce spontanea, se l’M6
sa dove si trova Bond, avendo fatto in modo di mandarci Bardem,
perché lo lascia lì da solo, senza neanche una mitraglietta leggera
per difendersi? In base a quale ragionamento fronteggiare
volontariamente l’attacco di Bardem, di una decina e passa di
scagnozzi e finanche di un elicottero militare, da soli e senza armi
dovrebbe essere una scelta vincente?
E' vero, da un certo punto di vista
potremmo dire che laddove Bardem fallisce col suo primo piano, riesce
Bond, al quale forse, sotto sotto, M stava un po' sui coglioni... ma
non credo che il film volesse andare in questa direzione.
La pellicola finisce dunque così,
lasciandoci questo angoscioso interrogativo: se Craig e Bardem sono i
più astuti agenti in circolazione, di cosa saranno mai capaci gli
altri?
Alla fine, l’unica cosa veramente
buona di questa storia, è che nel caso ci trovassimo su un’isola
piena di topi, sappiamo come disfarcene, stando attenti agli ultimi
due però, perché, come abbiamo potuto costatare, sono in grado di
elaborare arguti piani dalla portata davvero catastrofica… io vi ho
avvisati.