martedì 17 giugno 2008

Vecchio

Cosa credete che solo perché sono vecchio non capisca più certe cose?
Giovani sciocchi, sono vecchio è vero, ma non mi sono ancora rincretinito del tutto.
Quando vi vedo ridacchiare come due cretini, mano nella mano, mentre salite le scale che portano al piano di sopra, con l'aria di due bambini che stanno per rubare la marmellata, so bene cosa state pensando.
E non c’è bisogno di studiare i vostri sguardi desiderosi, con cui sembrate volervi strappare i vestiti di dosso. Non c’è bisogno di interpretare il modo in cui la sua mano ti spinge in avanti, posandosi sulla tua schiena e scivolando giù, arrestandosi appena al di sopra del sedere. Non c’è bisogno di guardare il modo in cui sbirci verso di me, prima di chiudere la porta della tua stanza, per assicurarti che io sia qui, innocuo come sempre, sulla mia poltrona, davanti al televisore. Non c’è bisogno di tutto questo per capire quali siano le vostre intenzioni.
Non ce n’è bisogno perché queste cose io le so bene. Le ho fatte prima di voi, e, concedetemi almeno questo, ho abbastanza esperienza per riconoscere la fregola di due adolescenti.
Non che ci sia niente di strano, in questo.
Anzi... è perfettamente naturale.
E io sono abbastanza vecchio per rendermene conto, e per far finta di niente. Ho abbastanza esperienza per non tentare di contrastare un evento assolutamente inevitabile, e quindi mi metto da parte, lasciandovi soli, così come mi metterei da parte davanti ad un fiume in piena o ad una mareggiata.
E, fortunatamente, sono abbastanza vecchio da potermi consentire anche di essere preso per un cretino, senza che questo possa farmi veramente male.
Se questo è il prezzo per regalarvi qualche minuto di complice solitudine... posso accettarlo.
Certo tu sei la mia nipotina, e mi fa un certo effetto pensare che, da qui a pochi minuti, molto probabilmente, ti stenderai sul letto con fare ammiccante. Che gli offrirai il tuo corpo, e che vorrai il suo, smaniosamente dimentica di qualsiasi altra cosa che non sia il piacere reciproco che riuscite a darvi.
Sei la mia nipotina, ti ho visto nascere. Ma sei cresciuta adesso, e anche se hai solo diciassette anni, il tuo corpo non ha niente da invidiare a quello di una donna matura. Anzi, semmai sono loro che devono invidiarti.
Non ce l’ho né con te, né con lui, per quello che fate. E’ normale.
Siete giovani e bruciate di desiderio.
Vi immagino, proprio in questo momento, mentre vi spogliate reciprocamente, con la furia giocosa che è propria della giovinezza. E poi i baci, disseminati sul tuo corpo dalla sua bocca tremante e appassionata, proprio come facevo io con tua nonna.
Non ce l’ho con te… davvero.
Quello che mi secca un po’, se devo essere sincero, è la vostra presunzione.
Perché voi mi avete relegato nel limbo, con un solo sguardo. Vi è bastato vedermi vecchio, stanco, in pantofole, per archiviarmi in un angolo della vostra mente, tra le cose in disuso, che non si portano più, come un dinosauro. Meno di un dinosauro, perché anche i dinosauri meritano più considerazione, dopo Jurassic Park.
Un dinosauro te lo vai a vedere, al museo, ed è in grado di suscitare ancora sguardi di stupita ammirazione. Io neanche quello. Forse perché anche se sono in via di estinzione non mi sono ancora estinto del tutto.
Non sono ancora morto. Quindi è un po’ presto per impagliarmi ed appendermi al muro, come un trofeo... e voi, non sopravvalutate troppo le vostre turbinose prestazioni, non è il caso.
Voi giovani date troppe cose per scontate.
La televisione vi abitua a vedere corpi nudi allacciati in coreografiche rappresentazioni sessuali fin dall’infanzia, e voi crescete con tutte queste cose intorno, come se fossero banali ammennicoli della vita, ma non è così.
Voi ragazzine ostentate il vostro corpo come una bandiera. Non so cosa vi diano da mangiare, per farvi così, ma buon Dio... viva l’alimentazione del duemila. Dicono che mangiamo solo porcherie, che il pesce è al mercurio, il pollo agli estrogeni, le mucche sono pazze ed il prosciutto è pieno di polifosfati, ma io non ricordo che ai miei tempi ci fosse tanta grazia di Dio.
Siete terribili, con quei vostri corpi magri, gli ombelichi da fuori, come a dire che il centro del mondo è lì, e le porte del paradiso pochi centimetri più in basso. Le magliette aderenti vi fasciano dei seni che sembrano di marmo. Come si chiamano quei vostri reggiseni? Push up? Spero che abbiano ricompensato chi li ha inventati, se lo merita.
Non sono così vecchio da non apprezzare tutto questo, credetemi. Anche se a volte ho l’impressione di essere diventato un vecchio guardone bavoso... e forse lo sono davvero, chissà?
Ma tutto questo... è troppo, capite?
Il ragazzo che in questo momento ti è accanto conosceva il tuo corpo già prima che tu gliene facessi dono. E anche se, sicuramente, non scorderà mai il giorno in cui, per la prima volta, le sue mani hanno seguito il contorno delle tue cosce, per lui era un piacere già... scontato.
Non ha avuto niente che già non si aspettasse. Certo, la realtà supera sempre ogni aspettativa, ma così il piacere ne viene in qualche modo ridimensionato.
E anche il modo in cui affrontate il sesso, è esasperato: come se fosse un fast food. No, così non va bene.
Mordi e fuggi. Godi e scappa via... e poi sotto un altro... e poi proviamo qualcosa di nuovo, io sotto e tu sopra, tu sopra ed io sotto, di lato, da dietro, in tre... tutto e subito!
Vi ci buttate con fretta e bramosia, come se non aveste tempo davanti a voi. Piccoli piraña del sesso che non siete altro.
Ma, in tutto questo, in fondo, non ci sarebbe niente di male, se non fosse che nel vostro modo di concepire l'esistenza diventa l'unico modo giusto di amare. Senza un minimo di considerazione per chi è più anziano di voi e potrebbe insegnarvi qualcosa di... diverso.
Per voi ciò che è vecchio è irrimediabilmente superato. Anche i sentimenti... anche il sesso. E in questo modo sancite definitivamente la mia inutilità.
Io non so quanti anni mi restano ancora da vivere. Pochi di certo.
Ma la morte non mi spaventa, è un pensiero che ho imparato ad accettare.
Quello che però non riesco a perdonare a Dio. Quello che mi fa impazzire, è questa morte prima della morte. Questa vecchiezza che afferra i nostri corpi e li sgretola senza pietà. Spremendoli, polverizzandoli, e svilendoli... privandoli di scopo e dignità in colpo solo.
Io sono ancora me stesso. Mi sento ancora me stesso!
Ma non lo sono più.
Lo specchio mi dice che sono un bugiardo ogni volta che guardo la mia immagine riflessa.
Vecchio.
Questo sono.
Ma ricordo ancora troppo bene cos'era essere giovane.
Le emozioni, le sensazioni, il desiderio, sono ancora con me... solo che il corpo non le supporta più. Come un vecchio computer al quale si chieda di far girare qualche nuova applicazione. Visto? Riesco a fare persino ardite metafore ipertecnologiche.
Tu non ci pensi, mentre fate l’amore. Per voi è tutto così ovvio, come sarà ovvio l'orgasmo che verrà a calare il sipario sui vostri corpi.
Eppure anch'io ho amato. Ho goduto... ho aspettato con nervosa impazienza l'ora dell'appuntamento con la mia ragazza, anticipando, col pensiero, il piacere che poi sarebbe venuto. Pregustandolo e figurandomi, secondo dopo secondo, ogni gesto, ogni bacio, ogni sensazione...
E ho amato una sola volta!
Una sola... non mi vergogno a dirlo.
Voi cambiate partner con la stessa facilità con cui si cambia un completino quando si fa un po' fuori moda. Tu, a 17 anni, sei già al tuo decimo o undicesimo ragazzo. E per te è normale.
Ognuno di loro ha avuto tutto, da te... e gli altri che verranno dopo non otterranno e non si aspetteranno niente di meno.
Se ti dicessi che io ho avuto solo lei, tua nonna, e nessun'altra. Se ti dicessi che solo lei ho toccato, solo lei ho amato, solo lei, in tutta la mia lunghissima vita. Rideresti di me, pensando che non capisco niente. Diresti che ho perso un sacco di occasioni, che non ho fatto esperienze, che un quindicenne ne sa più di me, che sono solo un vecchio, e mi archivieresti ancor più lontano, nel tuo scomparto mummie.
Ma che ne capite voi dell'amore? E del sesso... che ne capite alla fine?
Dovreste parlare di ginnastica, e sareste più nel vero. Il sesso è diverso.
L'erotismo è un'altra cosa, che non potete capire.
L'erotismo è un universo fatto di odori e sapori sconosciuti. Di suoni e parole sussurrate, a bassa voce... di luci soffuse, che mostrano e nascondono... scoprendo le nostre emozioni un poco per volta... stringendo la nostra anima e travolgendola come un uragano  per trasportarla dove, con la lucidità della ragione, non avremmo mai il coraggio di andare.
L'energia che si sviluppa tra un uomo ed una donna è come una droga, trasuda dalla nostra pelle quando siamo eccitati, è nel nostro respiro affannoso, quando facciamo l'amore, brilla nello sguardo degli amanti e quando ci prende entra dentro di noi senza incontrare ostacoli. In quel momento, non possiamo più liberarcene... ed è facile averne paura.
Allora lo riduci a qualcosa di meccanico. Per non temerlo. Allora ti butti tra le braccia di uno sconosciuto. Perché è più facile farsi scopare da uno sconosciuto che da uno che ti conosce davvero e può leggerti l'anima comprendendo i tuoi segreti più profondi.
Io e tua nonna, invece, non abbiamo mai avuto paura.
Io ho avuto solo lei. E lei solo me. E' vero. Ma tutto ciò che abbiamo avuto insieme l'abbiamo condiviso sin dalla nostra prima esperienza. Ognuno ha posseduto l'altro... interamente, e questa è una magia che voi non capirete mai.
E non è un fatto di moralismo. Non me n'è mai fregato niente della verginità o di quelle altre cavolate. Non ci ho mai tenuto ad essere il primo uomo di qualcuna, ma è bello che lo sia stato. Perché quel ricordo adesso è ancora in me, con tutti gli altri.
Lei era bellissima, sai? Proprio come te.
I suoi capelli erano più lunghi e ondulati. Ma a parte questo siete come due gocce d’acqua.
E ogni volta che ti vedo... mi sembra di vedere lei.
Ricordo ancora la nostra prima volta come se fosse ieri.
Avevo fatto sparire alcune coperte dagli armadi, per creare un piccolo nido su in soffitta, tra mobili antichi ed una vecchia pianola del bisnonno, e lì eravamo sgattaiolati, come due ladri, un pomeriggio in cui mia madre non era vigile come al solito.
Due candele per avere un po’ di luce, col rischio di dar fuoco a tutta la casa, ma chi ci pensava?
Noi... volevamo vedere tutto, capisci?
Perché guardarsi non era così scontato come oggi e fino a quel momento il suo corpo l’avevo solo immaginato, o intravisto appena, in fugaci incontri dietro l'ombra protettiva di qualche porta, rubando un bacio tra un baluginio del corpetto, sotto la camicetta, e una visione delle sue calze, con le mani che scostavano affannosamente le pieghe della gonna.
E così ci accoccolammo, lei tra le mie braccia, che quasi tremavano per l’emozione. La sua bocca nella mia, il corpo morbido - non mi ero mai accorto di quanto potesse essere morbido - la sua lingua impetuosa, quasi prepotente.
Fin dall’inizio, non sapevo dove saremmo arrivati o cosa avremmo fatto su quelle coperte. La volevo, certo, ma non sapevo cosa mi avrebbe concesso di sé.
Così avevo preso ad armeggiare con incertezza col suo bustino, aspettandomi da un momento all'altro di essere fermato dalla sua mano, e dopo quella che mi parve un’eternità, le avevo scoperto il seno.
I suoi capezzoli erano rosa pallido.
Ricordo che mi persi nella visione di quel bustino che si apriva liberando il seno dalla sua prigionia, e facendolo venire verso di me.
E quel colore rosa... stupendo.
Me li ero immaginati più scuri. Così, rimasi a fissarli inebetito, mentre riuscivo a pensare solo che era bellissima.
Lei sorrise. E io presi a baciarla appassionatamente sui capezzoli morbidi, mentre le mani scivolavano in basso, sotto la gonna e la sottoveste, a scioglierle i legami delle calze, a cercare il contatto con la pelle, lì, tra le cosce vellutate.
Una battaglia quasi disperata, per guadagnare centimetri di pelle, per sentirne la consistenza, sotto i polpastrelli. Per scoprire, ancora, con stupore, quanto potesse essere liscio il corpo di una donna, e come potesse essere inebriante il suo contatto.
E intanto pensavo furiosamente che non mi sarei fermato. Che non avrei potuto, neanche se me l’avesse chiesto.
Ma lei non me lo chiese.
Sembrava impossibile. Non credevo potesse succedere.
"E' un sogno" mi dicevo "non è realtà. E' solo un sogno" e, da quel momento in poi, non c'è stata volta in cui, facendo l'amore con lei, non abbia provato la stessa emozione di quel momento. Il ricordo del suo sguardo eccitato, deciso, che mi diceva "prendimi". E forse è per questo che ho amato sempre e solo lei, per tutta la vita.
Così. Quando ti vedo col tuo ragazzo, penso che... vorrei dirti tutte queste cose. Penso che, dovresti ascoltarle e che, in questo modo, potrei aiutarti a capire... ma so che non posso. Non ci riesco.
E mi abbandono sulla poltrona.
E tutto mi farebbe meno male, se tu non fossi così simile a lei.
Se non la rivedessi, ogni volta, giovane, che va a farsi "sbattere" da qualche ragazzino.
E comunque, potrei accettare tutto questo, davvero. So che potrei. Se non fosse per il fatto che mentre tu sei al piano di sopra, nuda e meravigliosamente provocante, io devo stare qui sotto davanti al televisore a vedere questa maledetta "Buona Domenica" del cazzo!



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