domenica 18 novembre 2012

Agente 007 Schìfol

Il buon agente 007 ci ha abituato da sempre a un elevato grado di implausibilità nelle sue eroiche avventure. Col nuovo corso “Daniel Craig” ci si era orientati verso un registro leggermente più realistico, spettacolare, è ovvio, stiamo sempre parlando di 007 e il pubblico ha delle aspettative, ma non completamente folle come nel caso dei più o meno illustri predecessori.

Questo terzo capitolo firmato da Sam Mendes, tuttavia, ritorna un po’ ai passati lustri, non tanto per l’assurdità delle scene d’azione, quanto per l’assurdità della storia in sé.
Ora, io lo so come funzionano queste cose: il pubblico vuole colpi di scena, azione, ancora colpi di scena, tanto ritmo, un po’ di fica, e un ultimo colpo di scena per chiudere in bellezza. Lo sceneggiatore, ai giorni nostri, è una specie frustrata alla perenne ricerca di un’idea, non nuova, perché ormai la novità è un’utopia, ma quanto meno leggermente originale e accattivante, per svoltare la giornata lavorativa e portare il risultato a casa. Soprattutto nell’ambito delle spy story, l’impresa è particolarmente ardua perché il pubblico si aspetta già tutto… è gente che è cresciuta a pane e Alias questa… gente che capisce e conosce. Ecco che, dunque, il meschino sceneggiatore, alla ricerca di una storia, si perde, si confonde, si lascia abbagliare e suggestionare dalla goduriosa ideazione di snodi tutto sommato ingiustificati e ingiustificabili a scapito di una logica basilare che, invece, dovrebbe prevalere su tutto. E qua non è che io voglia fare il “ragioniere” della sceneggiatura. La sospensione dell’incredulità la conosco, ci lavoro, la uso… ma va costruita con un minimo di attenzione. Non è che in suo nome si possano mettere in scena un gruppo di personaggi che agiscono a cazzo di cane, sperando che nessuno se ne accorga, perché in questo caso il risultato farà inevitabilmente cacare.
Ma veniamo al punto fondamentale.
L’intera ossatura di questo film si basa su due astuti piani, uno più idiota dell’altro.
In parole povere, sintetizzando, la storia è più o meno questa.
James è in missione: hanno rubato dei dati sensibili su agenti sotto copertura (una cosa nuova che non si era mai vista). Lui deve recuperarli, affronta il cattivone in un inseguimento jamesbondiano, ma al momento critico, per non correre rischi, M dà ordine a un secondo agente di far fuoco, anche se il bersaglio non è pulito e se, per intenderci, la sporcizia sulla linea di tiro è costituita proprio da 007. L’agente spara e, invece di colpire il cattivo, colpisce il nostro eroe che precipita nel vuoto e viene dato per morto. Ovviamente James è ancora vivo, ma deluso dalla mancanza di considerazione e fiducia che ha portato M a ordinare di sparargli, si prende un periodo sabbatico in cui beve, scopa e si imbolsisce… e fin qui, nulla da eccepire.
Il problema nasce quando la mente dietro il furto di quei dati, organizza un attacco contro la sede dell'MI6 facendo saltare tutto in aria e uccidendo sette agenti. M viene messa in discussione dai vertici e James ritorna perché si sente in dovere di mettere nuovamente al servizio della Gran Bretagna la sua mascolina virilità e la sua cazzutaggine.
Va detto che l’inossidabile è ridotto un po’ una ciofeca, non gli si darebbe una sterlina in mano considerando il sopraffiato e la mira che sfoggia in allenamento, tuttavia M lo reintegra in servizio anche se è ben lontano dal passare i test per tornare operativo... e va bene anche questo.
James va, ribecca il cattivo dell’inseguimento iniziale e lo maciulla con estrema facilità. Trova il supercattivone (Javier Bardem ) e scopre che si tratta di un ex agente (oh cazzo !) una specie di super 007 ante litteram che vuole vendicarsi di M perché lei in un momento critico lo aveva abbandonato in pasto ai cinesi (ci si stupisca di fronte alla simmetrica parabola che unisce le vite di protagonista e antagonista, in una sorta di poetica fratellanza). Bardem racconta una pregevole storiella dalla quale si evince che se metti una massa imprecisata di topi in un una trappola, senza cibo, e li fai mangiare tra loro, gli ultimi due sopravvissuti non mangeranno più cocco, ma carne. Gli ultimi due topi sono metaforicamente Bardem e Craig. E possono mangiarsi tra loro o allearsi contro M. Vabbè, che ve lo dico a fare? James non si allea manco pe' gnente, cattura il supercattivone che viene portato nella sede dell'MI6 e a questo punto… il colpo di genio! Si scopre che Bardem voleva farsi catturare e che tutto ciò faceva parte del suo astuto piano per uccidere M. La quale, precisiamo, non si trova chiusa in un bunker all’interno dell'MI6… ma fuori perché oggetto di un’inchiesta governativa. Quindi Bardem evade facendo un gran casino, se ne va per le vie della city, dove lo aspettano orde di suoi agenti, e assalta la sede del governo in cui si sta svolgendo l'inchiesta, inseguito da un incazzatissimo 007.
Ma perché?! Perché?!!
Ragioniamo un attimo con l'ausilio di un testo didattico.
[estratto dal libro di testo della scuola elementare per spie e agenti segreti] Problema: Sei un super agente scaltro e letale, vuoi uccidere M. Nessuno sa neanche che esisti e che vuoi vendicarti del tuo bersaglio. Come ti comporti?
A) Vieni a Londra in incognito, rapisci M, te la porti dove vuoi e la uccidi con calma.
B) Vieni a Londra in incognito e, a distanza di sicurezza, metti una pallottola in testa al tuo bersaglio usando un fucile di precisione.
C) Non vieni neanche a Londra in incognito, ci mandi un killer prezzolato che faccia tutto il lavoro sporco.
D) Ti fai identificare e catturare di proposito, evadi, mentre tutti ti danno la caccia ti attieni a un piano complicatissimo e rischiosissimo per assaltare la sede del governo dove si trova il tuo bersaglio mentre, contemporaneamente, cerchi di sopravvivere al miglior agente segreto nemico, che vuole farti fuori e dall'MI6 avvertono il tuo bersaglio del pericolo che sta correndo, col rischio che si dia alla fuga prima del tuo arrivo.
E) Ti compri un ukulele, ingrassi di trenta chili e componi inquietanti adattamenti di “Over the Rainbow”
Come si evince dal test, non c’è proprio motivo di creare un piano così complicato, basato su così tante variabili e così soggetto al fallimento. E infatti Bardem fallisce miseramente garantendo agli spettatori un'altra mezzoretta di adrenalina allo stato puro.
Non contento di essere stato raggirato dal geniale piano di Bardem, il secondo topo, James, per mettersi sullo stesso livello del suo antagonista, elabora un secondo piano altrettanto astuto: prende M e la porta nell’avita dimora dei Bond, in una brughiera desertica e nebbiosa dove saranno completamente soli alla mercé del supercattivone e dei suoi uomini.
Mentre la centrale operativa dell'MI6 lascia brandelli di informazioni per condurre il frustratissimo Bardem verso la sua esca, Bond , M e un vecchio guardiacaccia che fa molto old english style, si trasformano in un incrocio tra l’Ateam e Mamma ho perso l’aereo, disseminando la casa di astute trappole mortali. Lo scontro finale è dunque epico e coreografico, ma si conclude comunque con la morte di M, anche se il topo cattivo non ha il tempo di gioirne perché il topo buono lo uccide prima che possa rendersi conto di aver raggiunto il proprio scopo.
Ma, la domanda nasce spontanea, se l’M6 sa dove si trova Bond, avendo fatto in modo di mandarci Bardem, perché lo lascia lì da solo, senza neanche una mitraglietta leggera per difendersi? In base a quale ragionamento fronteggiare volontariamente l’attacco di Bardem, di una decina e passa di scagnozzi e finanche di un elicottero militare, da soli e senza armi dovrebbe essere una scelta vincente?
E' vero, da un certo punto di vista potremmo dire che laddove Bardem fallisce col suo primo piano, riesce Bond, al quale forse, sotto sotto, M stava un po' sui coglioni... ma non credo che il film volesse andare in questa direzione.
La pellicola finisce dunque così, lasciandoci questo angoscioso interrogativo: se Craig e Bardem sono i più astuti agenti in circolazione, di cosa saranno mai capaci gli altri?
Alla fine, l’unica cosa veramente buona di questa storia, è che nel caso ci trovassimo su un’isola piena di topi, sappiamo come disfarcene, stando attenti agli ultimi due però, perché, come abbiamo potuto costatare, sono in grado di elaborare arguti piani dalla portata davvero catastrofica… io vi ho avvisati.