venerdì 11 aprile 2008

Passa il ponte tra noi due

locandinaPremetto subito (per quanti non l’avessero letto da qualche parte nei miei post precedenti) che sono cresciuto a pane e melodramma. Mio padre era un tenore e la mia infanzia è stata scandita dalle note di Verdi, Puccini e Donizetti anziché da quelle dei Pink Floyd che ho dovuto recuperare autonomamente con qualche anno di ritardo.


Quindi, anche se nel corso naturale della mia "evoluzione" musicale sono diventato tendenzialmente un rockettaro, c’è tutta una parte del mio essere che è profondamente sensibile alla "purezza" di una melodia classica e che non resiste al suono di una bella voce dal suono cristallino.


Tutto questo per dire che mi piacciono i Musical.


Si poteva fare anche con meno parole, ma sono un tipo prolisso io.


Vabbè non è una cosa grave. Amare i Musical, intendo. Essere prolissi lo è un po’ di più, soprattutto se scrivi per vivere, ma amare i Musical è, tutto sommato, un peccato veniale. Voglio dire, a conti fatti c’è gente che ha gusti ben peggiori, non dovrei sentirmi poi così in colpa. È solo che, in certi momenti, la mia parte rock non può fare a meno di guardare con una certa sufficienza l’altra mia parte: quella un po’ troppo melodica… non so, sarà un caso evidente di schizofrenia o una prerogativa dei gemelli… se qualcuno ha una risposta anche solo vagamente accettabile me la dia.


Comunque, tornando a noi, quando si parla di Musical non si può fare a meno di parlare di Andrew Lloyd Webber.


Ora… io lo so bene che il mondo è pieno di persone che trovano Webber musicalmente insignificante… non ultimo il buon Jonathan Coe (che è uno dei miei scrittori preferiti).  Ma devo ritenere che il loro giudizio sia influenzato da una diffusa insofferenza al musical in generale, e non a Webber in particolare, perché se c’è una cosa che gli si deve riconoscere (a Webber non a Coe) è che il suo lavoro lo sa fare ed anche con una notevole versatilità (oddio questo anche Coe, solo che non fanno lo stesso lavoro), basti pensare a come sono musicalmente diversi tra loro i suoi principali successi Jesus Christ Superstar (più rock), Cats (che va dal pop al jazz), Evita (più classico) e Il Fantasma dell’Opera (a tratti  addirittura operistico).


Nello specifico oggi tratteremo del Fantasma dell’Opera.

E del film di Joel Shumacher.

Ma brevemente, giuro.


Sintetizzando:

La storia del Fantasma dell’opera è sostanzialmente una storia d’amore. Nel musical e nel film (che sono praticamente quasi la stessa cosa) si tende ad enfatizzare proprio il carattere romantico del fantasma, che si trasforma in un eroe malinconico, pur nella sua natura oscura… ma tralasciando la sua parte più cupa e folle che nel romanzo lo rendeva decisamente meno affascinante (almeno per quel che ricordo, perché il libro l’ho letto davvero tanto tempo fa).


C’è una profonda e seducente sensualità nel rapporto tra il fantasma e Christine, resa perfettamente sia dalle musiche che dall’interpretazione degli attori (e dei cantanti) ed il passaggio che io letteralmente adoro, è quello che dà il titolo a questo post: Passa il ponte fra noi due.


Per chi non conoscesse la storia faccio un breve riepilogo:


Il Fantasma dell’Opera è un pazzo dal volto deforme che vive nei sotterranei del teatro dell’opera di Parigi. Va e viene come se niente fosse attraverso innumerevoli passaggi segreti e fa un po’ quel che gli pare all’interno del teatro dov’è rispettato e temuto. Ha solo due passioni, la musica  e Christine di cui è segretamente innamorato ed a cui insegna tutti i segreti necessari perché la fanciulla diventi una cantante straordinaria. Lei, che non è un’aquila, crede che il Fantasma sia una sorta di Angelo della Musica mandato dal padre per farle da guida. Non immagina che il Fantasma abbia ben altre mire su di lei (ah queste ingenue fanciulle!).  Comunque, grazie all’aiuto del Fantasma, Christine ottiene la parte di protagonista nello spettacolo che sta per essere rappresentato ed incontra Raul (innocente amore d’infanzia) che, riconosciutala ed innamoratosi subitaneamente, non chiederebbe altro che impalmarla al più presto. Tra Raul e il Fantasma, dunque, è subito aspra lotta per conquistare il cuore e tutti gli annessi e i connessi della giovane Christine che appare obiettivamente un po’ confusa. Cosa sarà meglio, l’amore puro e languido del bel Raul, o quello più sensuale e tenebroso del Fantasma? Tra le due pulsioni sembrerebbe prevalere quella meno "divertente", cioè l’amore per Raul e, giustamente, il Fantasma si incazza di brutto. E’ stato lì a crescersi Christine nell’ombra, aspettando che fossa pronta a dargliela, e sul più bello arriva ’sto giovane nobilotto che gli vuol soffiare sotto al naso la patatina, eh no! Quindi scrive un’opera e costringe gli impresari a metterla in scena. Nell’opera scritta dal Fantasma, ad un certo punto, Don Giovanni si sostituisce al corteggiatore della protagonista per sedurla e lei, manco a farlo apposta, cede. Nel corso della rappresentazione il Fantasma si sostituisce all’interprete originario per sedurre Christine che impersona la protagonista. È un po’ contorto ma non fa una piega, seguitemi. In pratica finzione e realtà si mischiano costantemente e le parole che lui aveva scritto per la rappresentazione sono le stesse con cui invita la bella Christine a cedere al suo amore.


Questo pezzo è "Passa il ponte tra noi due" e, beh, che dire? Io questo duetto lo adoro.


Vabbè poi nel finale il Fantasma la rapisce. Raul li insegue, il Fantasma sta (giustamente) per uccidere l’indisponente ma innamoratissimo rompiscatole… poi invece ci ripensa, li libera entrambi e svanisce senza lasciar traccia.


Bleah.


Ora, nessuno mi toglierà mai dalla testa che Christine non amava Raul, ma il Fantasma. E secondo me è proprio quando il Fantasma ha la certezza di questo sentimento che decide di liberarla, perché questo è più che sufficiente per lui. Che senso avrebbe condannarla a vivere nei sotterranei? In fondo, anche lui è innamorato e non potrebbe mai costringerla ad una vita "nell’oscurità". Ci sarebbe anche una ulteriore chiave di lettura in cui Raul rappresenta un amore puro, "socialmente accettabile" e poco peccaminoso, mentre il fantasma, vivaddio, è il simbolo del peccato, del torbido istintivo ribollire di sentimenti "indecenti" e quindi inammissibili in una società puritana.. ma vabbè, ci dilungheremmo troppo.


Tornando a noi, il punto in cui finzione e realtà si mischiano sul palcoscenico si intitola in lingua originale. "The Point of no Return".


Quando è stato fatto il film, Webber ha quasi preteso che i testi venissero tradotti nelle rispettive lingue dei principali Paesi in cui il film sarebbe stato poi distribuito. Nella versione italiana il passaggio di cui sopra, come ho detto qualche riga più su, è stato tradotto con "Passa il ponte tra noi due".


Alcuni hanno storto la bocca.

Io, invece, penso che la traduzione in italiano (almeno in questo caso) renda perfettamente il concetto, anzi, lo arricchisca. Il Fantasma e Christine sono separati, separati dalle convenzioni, dalla sua deformità, dalla razionalità, da Raul… tutto dovrebbe ragionevolmente separarli. Ma la passione (e la musica) sono il ponte che li unisce nonostante tutto. Il ponte che lui la invita a percorrere.


Passa il ponte fra noi due / non dubitare / la tua, la mia bugia finisce qui
Mai, mai più "non so", né "ma" / Nessun indugio
Dimentica chi sei e dimmi Sì
Che fuoco mai ci inonderà / Che voluttà è rinchiusa in noi / Malia recondita, preziosa
Passa il ponte fra noi due / non esitare
Dell’anima il segreto tu vivrai
Se passi il ponte fra noi due.


In fin dei conti. Ogni volta che decidiamo di amare qualcun altro facciamo proprio questo: attraversiamo il ponte tra noi due, scegliendo di metterci completamente in gioco nel bene e nel male. Perché tutti noi, alla fine, siamo soli… e dei fragili ponti  (che ricordano un po’ i fili di una delle città invisibili di Calvino) ci legano agli altri. Dei ponti instabili e pericolosi che scegliamo di percorrere perché siamo sostanzialmente dei pazzi. Proprio come il Fantasma.


Ed è tutto.


Ah no! Una cosa stavo per dimenticarla.


Nel film le voci (e le facce) originali del Fantasma e di Christine sono di Gerard Butler e Emmy Rossum che sono ottimi, soprattutto per quanto riguarda la fisicità. Lei non è bellissima ma, quando serve (come nel fatidico duetto) acquista  una sensualità straordinaria. Lui è quello che è, voglio dire: tanto di cappello (ed un po’ di invidia) al signor Gerard, anche se non si capisce come faccia Christine a resistergli, alla fine.

Però, miei signori, credetemi,  le voci dei due interpreti italiani, vale a dire di Luca Velletri e Renata Fusco sono assolutamente superlative. Io sono un esterofilo ed i musical mi piacciono in lingua originale, ma le voci di questi due artisti sono così straordinarie che alla fine ho comprato la colonna sonora in italiano perché, secondo me, era nettamente superiore. Quando ce vo’ ce vo’.


E adesso ho finito davvero.

2 commenti:

  1. Io adoro il fantasma dell'opera, anche se il mio musicol preferito è il Rocky Horror Show!
    Sono la regina del trash.
    Sono innamorata del fantasma, lo trovo un personaggio meravigliosamente romantico!
    un bacio
    LaGiulia

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  2. Passeggiata nel tuo blog...ho incontrata un fantasma^_^
    sera^_^

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