giovedì 10 aprile 2008

La Straniera d'Inverno

Da numerose indiscrezioni trapelate nel mondo dell'editoria pare ormai cosa certa: Diana Gabbadon e Paullina Simoss, stanche delle dispute che oppongono ormai da anni le loro fans, hanno deciso di mettere tutti d'accordo scrivendo un romanzo a quattro mani. "Adesso nessuno più si chiederà quale sia la storia d'amore più bella, perché questa le surclasserà tutte, questa sarà La Storia d'Amore per eccellenza" hanno dichiarato le due donne parlando all'unisono. E pare anche che abbiano già stabilito il titolo: La Straniera d'Inverno!

La storia sarà molto complessa, difficile poterne già delineare i contorni, ma qualcosa si sa:

La protagonista è una giovane infermiera ciociara, Lidia. Sposata con un contrabbandiere che importa pollame dalla Cina. Un brutto giorno, l'infezione aviaria stermina il loro pollaio. Stanca di essere circondata da uccelli morti, in tutti i sensi (e possiamo già apprezzare il primo grande colpo di genio delle due narratrici in questa struggente metafora)… Lidia si lascia la fattoria alle spalle e imbocca un tortuoso sentiero che la catapulterà, come per magia, nella scozia dell'anno 1743.

Qui Lidia si innamora perdutamente del coraggioso e dotato cavaliere William MacKeron. Sospettata di essere una spia inglese rischia la vita e finisce per restare coinvolta nella più sanguinosa battaglia dell'epoca, il tragico massacro di Cullhoden. Ricongiuntasi con l'uomo amato, Lidia decide di usare il suo speciale potere che le consente di muoversi attraverso il tempo e lo spazio, per portarlo lontano, in un mondo non ferito dal crudele morso della guerra. Pur combattuto tra la fede all'ideale di libertà e l'amore, alla fine MacKeron decide di seguirla verso una vita migliore ed i due varcano la porta per ritrovarsi a Leningrado alla vigila dell'invasione nazista. A questo punto MacKeron manda Lidia a quel paese urlandole che se proprio doveva morire in guerra, era meglio farlo a casa propria. La donna, col cuore infranto, prende a vagare per la città martoriata dai bombardamenti e si imbatte in un giovane ufficiale russo, Alexander che nasconde un cupo segreto. Egli è infatti il figlio bastardo di una nobildonna russa, concepito durante un viaggio in Scozia. Forse un discendente di MacKeron. E così i due uomini si troveranno legati non solo da un vincolo di sangue, ma anche da un sentimento passionale che li porterà a combattere a palle di neve per l'amore della bella Lidia che intanto, vittima di una momentanea confusione sessuale, si legherà alla ancor più bella Tatiana, la quale, a sua volta… etc etc.

Non ci resta che aspettare con trepidazione quello che si preannuncia come un capolavoro assoluto della letteratura mondiale. Forza Diana, forza Paullina.. stiamo aspettando!

Purtroppo è però molto difficile prevedere la data d'uscita del romanzo perché pare che la Simoss e la Gabbadon si siano azzuffate ferocemente intorno a pagina 100. Erano in contrasto su un passaggio delicato il cui la protagonista osserva il fisico del possente MacKeron a torso nudo. La prima voleva che l'uomo risplendesse come un albero di Natale alla luce del sole, la seconda preferiva che la sua schiena fosse solcata da folti ciuffi di virili peli neri. Mentre una sosteneva che fosse evidente la natura vampiresca dell'eroe, l'altra proclamava la sensualità canina dei licantropi facendo anche dei confusi riferimenti al suo labrador. La disputa è degenerata fino a che l'una ha preso l'altra per i capelli, trascinandola per tutta la stanza. Adesso le due stanno continuando la stesura ognuna per conto proprio, tenendosi in contatto via mail, ma l'editore pare molto preoccupato perché sembra che ognuna stia andando in una direzione diversa.


Comunque, in anteprima mondiale, siamo lieti di poter offrire al nostro pubblico alcune pagine estratte da "La Straniera d'Inverno":

Il campo di battaglia era un orribile carnaio disseminato di soldati agonizzanti. Lidia, col suo vestito bianco, si stagliò sulla collina, inadeguata nella sua bellezza, in contrapposizione alla soffocante cappa di dolore e morte che saturava la vallata.
La donna, dopo aver contemplato con orrore l'agghiacciante spettacolo che si offriva ai suoi occhi, prese a correre tra i cadaveri urlando con voce disperata: MacKeron! MacKeron… ma invano. Mentre la disperazione gonfiava il suo fragile petto cominciò a esaminare i corpi, cercando di individuare, oltre quelle strazianti maschere di sangue, i lineamenti familiari dell'uomo amato. Ogni tanto le pareva di riconoscerlo, si chinava su un corpo tirando a sé con mano tremante la testa e poi, realizzato con angoscia e frustrazione che non si trattava di MacKeron, lo ributtava all'indietro e riprendeva a correre, spesso inseguita dalle orride maledizioni del moribondo…
Poi, ad un tratto, eccolo lì. Abbandonato al centro di un avvallamento. La meravigliosa giubba, la stessa che aveva indossato la sera prima al ballo, splendente di mostrine d'argento, ora sporca di fango e intrisa di sangue, il volto dai lineamenti così incredibilmente maschi, adesso solcato da una profonda ruga di dolore… gli occhi chiusi. Il torace immoto…
Lidia si portò le mani al volto e urlò tutta la sua disperazione: MacKeroooon!!!
Per un attimo il tempo stesso sembrò fermarsi, testimone dell'immane dolore della donna. Una sottile pioggia prese a scendere sulla valle del massacro, come se anche Dio, nella sua profonda misericordia, avesse cominciato a piangere. E poi… dopo un silenzio che parve eterno… MacKeron aprì a fatica un occhio.
La donna tra i singhiozzi gli si gettò addosso, baciandolo, stringendolo… lottando per strapparlo al crudele abbraccio della morte, e afferratolo per le orecchie lo trasse a sé facendogli affondare il viso tra le tette rigogliose rese quasi una cosa viva dall'affanno: "Tu non puoi morire MacKeron… non puoi lasciarmi così! Tu vivrai, in nome di Dio, e del nostro amore, e di ciò che mi promettesti al ballo, tu vivrai MacKeron, mi senti?! Dovessi scendere fino alle oscure porte dell'aldilà per riportarti da me, tu VIVRAI!!!  MI    S E N T I  !? !? !?"
L'uomo annuì debolmente, poi le sfiorò il volto con una incerta carezza cercando di mettere a fuoco il volto amato attraverso il velo dell'agonia.
"La smetti di urlarmi nelle orecchie… per favore…?" mormorò a fatica.
"Tu vivrai…" continuò la donna afferrando con disperazione quel sottile palpito di vita e tenendolo stretto, "in nome del bambino che porto in grembo… tuo figlio!"
Quest'ultima drammatica rivelazione fu sottolineata da un boato lontano: un moribondo, chissà dove, esalando il suo ultimo respiro, aveva brutalmente rilasciato i gas intestinali in un immenso peto destinato a risuonare tra le highlands come un disperato addio alla vita. Subito dopo il cielo fu squarciato da un fulmine che andò ad abbattersi su un albero e il giovane MacFeran, che stava orinando sulle radici contorte della quercia, morì all'istante, senza neanche capire cosa fosse successo, ma questa è un'altra storia.
"Mio… mio figlio?" balbettò MacKeron tossendo un fiotto di sangue, "ne sei sicura?"
Lidia lo guardò con severità. "E di chi se no?" chiese giustamente risentita da quel gretto dubbio tipico della fauna maschile.
"Beh ci sarebbe quello stalliere italiano, che si prendeva cura della tua puledra... e poi quel dottore tedesco che ti ha curato quando hai avuto la tonsillite... e il massaggiatore greco, l'addestratore di piccioni viaggiatori, la banda di suonatori di cornamuse delle highlands..." cominciò a elencare l'uomo, "no, no… è certamente mio…" si affrettò però a rettificare subito dopo aver incrociato lo sguardo minaccioso della donna, ben conoscendo la portata della furia di Lidia quando qualcosa l'indisponeva, "è mio, è mio".
"Vabbè" aggiunse lei guardandosi intorno con fare pratico, "adesso che abbiamo esaurito i convenevoli, togliamoci da questo letamaio!"
Lo tirò su con la forza della disperazione e dell'amore. Si fece passare un braccio intorno alle spalle e, faticosamente, cominciò a risalire la collina verso il sole che sorgeva… verso un nuovo giorno, una nuova speranza… una nuova vita… incurante del fatto che, con l'altra mano, lui si ostinasse a palparle il sedere.


Bastano queste poche righe per gridare al capolavoro assoluto!!! Grandi, grandi, grandi!!! La Simoss e la Gabbadon hanno toccato vette poetiche inimmaginabili... non ci resta che attendere palpitanti la pubblicazione del romanzo ed, eventualmente, altre emozionanti anticipazioni.


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