Mentre facevo zapping ieri sera, ho
visto l'inizio di “virus” su RAI 2, con la lettura di una
toccante lettera scritta da una ragazzina di 17 anni, figlia di un
imprenditore edile rovinato dalla crisi che si è quasi ucciso
davanti a lei, distrutto dalla prospettiva di non poter più
garantire un futuro ai propri figli... è stato un momento di
angoscia così intenso che istintivamente ho provato a cambiare
canale per alleggerire il disagio quasi fisico...
Immagine puramente esemplificativa |
e così ho beccato
una carrellata di culi danzanti intorno al ridanciano Enrico
Brignano, su RAI 1, che stava testé iniziando la sua trasmissione
“il meglio d'Italia”.
Il meglio d'Italia?
Il contrasto tra le due immagini, quasi
sovrapposte nella brutale successione visiva, mi ha lasciato
boccheggiante.
Da un lato un'Italia che soffre e
sanguina, dall'altro il meglio di un'Italia che, a voler vedere tra
le righe, e tra i culi, un po' se ne strafotte.
Ora, per carità. Brignano è un comico
e deve far ridere (se ci riesce).
Però se faccio un confronto con
Crozza, che a Sanremo ha trattato più o meno la stessa tematica, in
quest'ultimo si leggeva una rabbia e una profonda delusione per ciò
che eravamo e che potremmo essere, ma che, ahimè, al momento non
siamo assolutamente.
In Brignano c'erano solo i frizzi e
lazzi. Frizzi e lazzi che paragonati ai cazzi che ci becchiamo ogni
giorno, un po' disturbano... soprattutto se hai appena ascoltato la
disperata richiesta d'aiuto di una ragazzina di 17 anni che non ha
più un futuro.
Ma forse, in questo momento della
nostra storia, il “meglio” d'Italia è rappresentato proprio
questo grottesco contrasto.
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