Visto che non si può non parlarne, ne
parlo anche io.
La Grande Bellezza ha vinto l'oscar.
Yeah!
Siam tutti felici e contenti e ci
sentiamo più belli.
E' un po' come se la grande bellezza
del film avesse una proprietà induttiva in grado di trasferire
orgoglio, bellezza e appagamento nei nostri cuori un po' malconci.
E' un po' come se in tanti avessero
bisogno di ricoprirsi di un po' di quella bellezza, per non sentirsi
brutti. Come se dovessero riempirsene la bocca, per non sentirsi
vuoti.
E la maggior parte di quelli che
ostentano “la Grande Bellezza” come un vessillo, sono proprio
quelli che, normalmente, sguazzano in quella vacuità così ben
raccontata nel film.
Quasi per reazione alla discreta massa
di persone gongolanti (manco il film l'avessero fatto loro),
dall'altra parte, ecco formarsi un'altrettanto cospicua conformazione
di persone invidiose e rancorose, pronte a dire “le peggio cose”
su Sorrentino e sul suo film - fenomeno questo, tipicamente italiano
– perché il suo immeritato successo gonfia i loro cuori di sdegno
sdegnoso.
Personalmente a me il film non è
piaciuto particolarmente ma non mi sento, per questo, di trasformarmi
in uno sbavante e invidioso detrattore di Sorrentino.
Il film non mi è piaciuto per motivi
puramente soggettivi.
Riconosco a Sorrentino una invidiabile
tecnica e la padronanza del mezzo ma, per i miei gusti, questo è
proprio il suo principale difetto.
Mi spiego.
Quando io vado al cinema, ci vado
perché voglio che qualcuno mi racconti una storia. E mentre sto lì,
con l'aria un po' da cretino per la verità, imbambolato,
nell'oscurità della sala, niente e nessuno deve ricordarmi che sto
guardando un film.
La storia mi scorre davanti... e se il
film è riuscito, dentro. Punto.
Mentre guardo la Grande Bellezza,
invece, sono costantemente consapevole che tutto è filtrato dalla
sapiente, estetica visione di Sorrentino. Dietro ogni inquadratura
c'è lui, compiaciuto e invadente, a ricordarmi che questo è il suo
film. E anche se io ci provo, a dimenticarmene, è praticamente
impossibile riuscirci.
Quindi al di là dei contenuti del
film, di alcuni dialoghi particolarmente godibili e della bravura (o
meno) degli interpreti... io non sono riuscito a tuffarmi nel film
perché ogni volta che ci provavo venivo respinto all'indietro.
Alla fine di tutto mi resta un misto
incerto di ammirazione per alcune inquadrature, per alcune
suggestioni, ma anche di insoddisfazione per la sensazione di aver
visto qualcosa di profondamente costruito, pezzo dopo pezzo, in modo
fin troppo scientifico.
Per certi versi il problema che ho con
Sorrentino è lo stesso che ho con Wes Anderson. Ne riconosco il
talento e la genialità registica, ma non è il tipo di regia che
apprezzo perché, anziché essere un mezzo per veicolare la storia,
diventa essenza stessa della storia che dovrebbe raccontare.
Ma, ribadisco, questo è un problema
mio e, la grande bellezza del cinema, è che non esistono valori e
giudizi assoluti, né nel bene né nel male...
Oddio, nel male forse sì, ma non è
certo questo il caso.
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