Il cazzo non è uno strumento di precisione.
Questo dato incontrovertibile, noto a qualsiasi uomo, sembra
non esser del tutto chiaro, invece, alle rappresentanti del gentil sesso.
Il singolare fenomeno può forse esser dovuto al fatto
che, pur conoscendo spesso anche abbastanza approfonditamente l’organo maschile, le
donne tendano a concentrarsi prevalentemente su un suo specifico utilizzo,
tralasciando quelli che non sono direttamente di loro interesse. E benché
comunque, anche in quelle che sono le competenze che stanno a loro più a
cuore, non di rado, il pene sia fonte di cocenti delusioni e di prestazioni a
dir poco scarse, nell’immaginario femminile esso si trasfigura ergendosi – è il
caso di dirlo – a solida verga indomita pronta a dispensare meraviglie, stupore
e piacere.
Qualcosa, insomma di cui fidarsi ciecamente... o quasi.
Eppur tuttavia, resta il fatto che, anche nei casi più
fortunati, quando cioè l’ambito oggetto del desiderio riesce effettivamente a
mantenersi all’altezza della situazione, egli non è uno strumento di
precisione.
E’ quindi ora di affermare con viva, vibrante e orgogliosa
fierezza che l’uomo, quando fa la pipì, non può garantire la destinazione di ogni goccia del
liquido per così dire erogato. E che benché – è vero – le tazze dei gabinetti
siano di dimensioni generose atte a raccogliere anche i getti più bizzosi, può
capitare che qualche schizzo sfugga al controllo.
L’emerito professor Fornkenburger, anni addietro, ha
elaborato la complessa formula per il calcolo della dispersione orinaria, dimostrando che essa dipende da svariati fattori tra i quali possiamo annoverare la dimensione del
pene, la potenza del getto e l’altezza da terra. La formula è estremamente
complessa, ma sintetizzando al massimo possiamo tranquillamente affermare che se
sei molto alto e hai un pisello molto piccolo la precisione sarà quasi nulla.
Mentre, al contrario, una dotazione massiccia può offrire un controllo
decisamente maggiore.
Ad ogni modo, in tutti
i casi, è impossibile garantire precisione assoluta e, soprattutto, non va dimenticato il corollario alla formula di Fornkenburger,
formulato dalla psicologa danese Edvige Pippa Ravadson che può essere così
sintetizzato: più cercherete di essere precisi, meno lo sarete.
Ecco perché, con tutta l’umiltà del caso e ben consapevole
che, comunque, si tratta di una nostra grave e imperdonabile manchevolezza, mi
scuso a nome di tutto il genere maschile e invoco la comprensione di voi tutte.
Grazie.
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