domenica 23 marzo 2014

Una parola al giorno (o quasi): VERITA'

In quei giorni ci riunimmo appena fuori Gerusalemme per parlare tra di noi, ma non dicemmo nulla né a Gesù né al suo prediletto.

Le cose si stavano mettendo male, i farisei erano diventati piuttosto aggressivi e i sacerdoti del tempio ci aizzavano contro le folle. Non era quello che ci eravamo aspettati quando avevamo seguito Gesù a Gerusalemme e sentivamo il bisogno di chiarirci le idee.

Andrea, Taddeo e io arrivammo per primi, e accendemmo il fuoco su cui cucinammo del pesce. Poi ci sedemmo a capo chino ad aspettare gli altri, che arrivarono poco dopo, alla spicciolata.
Formammo un cerchio e incominciammo a guardarci l’un l’altro, senza che nessuno avesse il coraggio di parlare per primo. Eravamo depressi e spaventati. Il futuro ci appariva quanto mai incerto e, benché mi addolori ammetterlo, il nostro legame con Gesù incominciava ad incrinarsi perché Lui, era così preso dalla Sua missione divina, che spesso non riusciva a capire i nostri problemi e le nostre preoccupazioni, decisamente più materiali. E noi, dal canto nostro, avevamo qualche difficoltà a seguire tutti i suoi ragionamenti.
Tutto questo sarebbe stato facilmente superabile se avessimo avuto davanti a noi la calma e la serenità necessarie per affrontare tante cose così grandi, per noi. Ma la calma non c’era, c’era solo la paura... tanta paura, che ogni giorno aumentava un po’.
Incominciammo a mangiare, sempre in silenzio, guardando con crescente apprensione l’undicesimo posto, ancora vuoto.
«Qualcuno di voi ha notizie di Pietro?» domandai ad un certo punto.
Gli altri scossero il capo.
«Non è da lui tardare così» osservò Taddeo preoccupato, «non vorrei che l’avessero beccato i farisei...»
«Ma perché ce l’hanno con noi... voglio dire... che male facciamo!?» esclamò Giovanni.
«E’ vero!» gli fece eco Bartolomeo «noi cerchiamo solo di seguire la parola di Dio... perché devono odiarci per questo?»
Fu in quel preciso momento che comparve Pietro. Aveva una benda sporca di sangue intorno alla testa, lo sguardo stralunato, e reggeva in mano una grossa pietra squadrata.
«Ci odiano perché hanno paura della verità!» ansimò «hanno paura che le parole del Maestro siano vere... ed anch’io, Dio mi perdoni, anch’io comincio ad avere questa paura...»
«Pietro, ma cosa ti è successo?» domandai.

«Gli scribi, mi hanno riconosciuto mentre venivo qui e mi hanno aizzato contro un gruppo di farisei... a momenti m’accoppavano...»
«Non possiamo continuare così... Gesù deve fare qualcosa...» mormorò qualcuno.
«Sì, ci vuole una dimostrazione di forza!» disse un altro.
«Una dimostrazione di forza? Una dimostrazione di forza... da Gesù!?» ruggì Pietro «ma allora non avete capito ancora niente!»
Lo guardammo un po’ a disagio.
«Sono andato da Gesù con questo sasso... e gli ho fatto vedere cosa mi hanno fatto i farisei... sapete cosa mi ha detto?»
Scuotemmo il capo.
«Mi ha detto: “non prendertela Pietro, te l’ho già detto molte volte: tu sei buono e ti tirano le pietre, sei cattivo e ti tirano le pietre, qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, soltanto sassi in faccia prenderai...”
“Sì Maestro”, gli ho risposto, “ma queste sono pietre che fanno molto male... e non vorrei restarci secco”.
Allora Lui ha preso la pietra e mi ha detto: “Non sono queste le cose che devi temere... perché tu sei Pietro, e su questa pietra fonderò la mia Chiesa.”»
«Sono parole molto belle» commentai, «devi esserne fiero.»
«Lo sarei di più se avessi ancora la testa sana...» rispose Pietro sempre più cupo «anche perché, come potete vedere anche voi, questo non sembra un sasso su cui si possa edificare qualcosa... è troppo piccolo. Ma quando ho cercato di farglielo notare, Lui mi ha risposto che questo non è un sasso, bensì il peso dell’odio e del pregiudizio che ognuno di noi dovrà sopportare. Ma è anche il simbolo della forza e della tenacia della nostra fede, che non crollerà mai.»

«Davvero? A me sembra un porfido composto in prevalenza da quarzo e ortoclasio, squadrato e sagomato per la pavimentazione» osservò Giacomo, che di rocce se ne intendeva.
«E’ quello che ho detto anch’io» disse Pietro «ma Gesù ha detto che dovevo guardarlo con gli occhi della fede.»
Giacomo si fece dare il pezzo di roccia, socchiuse gli occhi, e lo studiò con maggiore attenzione, poi scosse il capo perplesso «a me continua a sembrare un porfido...»
«Credo» dissi «che ci sia il solito problema di interpretazione... dovremmo cercare di prendere il Maestro meno alla lettera, lo sappiamo che quasi tutto quello che dice ha prevalentemente valore simbolico.»
«Lo sappiamo, ma non ci capiamo niente lo stesso» si lamentò Taddeo. «E’ sempre stato così, ed ogni volta si creano degli equivoci di interpretazione che vanno avanti per intere settimane.»
«L’unico che riesce a stare dietro a quei ragionamenti è quell’altro... il suo apostolo preferito, ma non si degna certo di spiegarli a noi!»
«Dovrebbe essere Gesù a pensarci. Lui lo sa che noi siamo persone semplici, non capiamo il simbolismo e la retorica...» mugugnò Andrea.
«La retro che?» domandò Pietro.
«Per l’appunto...» dissi.
«E invece insiste nell’usare Parabole incomprensibili, parole difficili... come se in realtà non gli importasse realmente di essere capito...» continuò Andrea.
«Forse non gli interessa...» ipotizzai.
«Per esempio!» esordì Bartolomeo «ricordate quando Pietro gli andò a chiedere quante volte avrebbe dovuto perdonare a chi gli faceva un torto?»
Annuimmo.
«Ebbene, cosa ti rispose?» continuò rivolgendosi ora direttamente a Pietro.
«Beh... io chiesi se bastava perdonare fino a 7 volte... e Lui mi disse di no, che dovevo perdonare almeno 70 volte 7...»
«Bene... e ricordiamo tutti come andò a finire, no?» riprese a dire Bartolomeo. «Pietro si chiuse in una stanza col pallottoliere per calcolare con precisione quante volte dovesse perdonare... ma Pietro non ne capisce di matematica, naturalmente, e quindi gli ci volle... quanto ti ci volle, dillo...»
«Quindici giorni...» bofonchiò Pietro a bassa voce.
«E a cosa ti hanno portato i tuoi calcoli?» domandò ancora Bartolomeo.
«Beh, sembrerebbe che si debba perdonare fino a 490 volte... ma quando sono andato a chiedere conferma a Gesù mi ha risposto che 70 volte 7 era solo un modo dire.»
«Ovviamente!» esclamò Andrea «come al solito... del resto. Lui voleva dire che bisogna perdonare sempre.»
«E perché non l’ha detto chiaro e tondo?» domandò Taddeo.
«La verità è che tutta questa storia è sempre stata piena di equivoci» dissi «come quando incontrò Pietro e Andrea e li scelse come discepoli.»
«E’ vero,» annuì Andrea, «la pesca andava male, e non sapevamo che pesci pigliare, quando, ad un certo punto, arrivò Lui, tutto sicuro di sé, e disse: “seguitemi, da questo momento vi farò diventare pescatori di anime”.»
«E voi?» chiese Tommaso.
«E noi lo seguimmo!» rispose Pietro. «Pensavamo che fosse un corso di formazione per una nuova professione, qualcosa organizzata dal collocamento, o chissà che altro...»
Sorrisi tristemente.
«Un po’ come quando raccontò la storia della pagliuzza e della trave...»
Qualcuno incominciò a ridacchiare, ricordando.
«C’era quel mercante...» incominciai a raccontare «che venne da Lui esprimendo giudizi sprezzanti su alcuni suoi rivali...»
«Mi ricordo!» sghignazzò Giovanni.
«Allora Gesù gli disse: “perché guardi la pagliuzza che sta nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che sta nel tuo?” E quello si portò le mani alla faccia ed incominciò a strillare: “Oddio!!! C’ho la trave nell’occhio!!! All’assassino! Mi ha ficcato la trave nell’occhio! Ahhhhh!!!”»
«Fu un vero macello» disse Pietro.
«Già... il fratello del mercante prese un coltello e corse via deciso a trovare il fantomatico aggressore, e intanto quello non la smetteva di urlare, implorando che lo portassero da un medico, mentre Gesù cercava di spiegare cos’è una figura retorica...»
«Che figura...»
«A proposito di interpretazioni sbagliate...» esordì Taddeo «secondo voi cosa voleva dire con quello strano discorso che ha fatto a tavola?»
«Quello del pane e del vino o quello del tradimento?» domandò Pietro.
«E che differenza fa? Erano incomprensibili tutti e due, come al solito!»
«Non come al solito...» replicò cupo Pietro «una volta tanto qualcosa io l’ho capita.»
«E sarebbe?» domandai.
«Non fare il finto tonto, tu sei il più colto di tutti noi, non cercare di farmi credere che non hai capito!» rispose.
«Cosa avrei dovuto capire?»
«Che Gesù morirà! Imbecille! L’ha detto più di una volta, molto chiaramente... verrà consegnato ai sacerdoti e poi ucciso, ma il terzo giorno resusciterà.»
«Anche questa volta abbiamo sicuramente frainteso le sue parole...» dissi.
«E invece no!» urlò Giovanni «questa volta Pietro ha ragione, c’è poco da fraintendere... e poi pensaci... sta andando tutto a rotoli... c’è una sola cosa che potrà convincere tutti che Lui è il Messia.»
«Ma certo...» mormorai «...la sua resurrezione!»

«L’unico problema è che, probabilmente, noi verremo fatti fuori molto prima di Lui» commentò Pietro.
«Già! A Gerusalemme rischiamo la vita ad ogni passo» confermò Bartolomeo «ieri mi hanno inseguito per quasi un chilometro con una lunga pertica che volevano infilarmi...»
«Maledetti farisei!!!»
«Ci accopperanno tutti!»
«Non è detto...» disse Pietro «non è ancora detto...»
«Cosa vuoi dire?» domandai, sentendo un brivido di presentimento che mi scorreva lungo la schiena.
«Se prendessero Gesù subito... probabilmente non penserebbero più a noi.»
«Si... ma... non sarà così facile che lo prendano... hanno paura di come potrebbe reagire la folla...» dissi.
«Ma se glielo consegnassimo noi...» sussurrò Pietro.
«Sei impazzito?!» tuonò Taddeo «come puoi pensare una cosa del genere???»
«Qualcuno dovrà pur farlo!» rispose l’altro «e sappiamo che si tratterà di un tradimento, perché ce lo ha detto Lui stesso a tavola. Ma, ascoltatemi bene, sarà un vero tradimento?»
Restammo in silenzio a guardarlo, un po' inquieti.
«No! Non lo sarà. E sapete perché? Perché Lui ha bisogno di essere arrestato, ha bisogno di essere ucciso per poter risorgere e convertire l’intera umanità. E come farà se non lo consegneremo ai sacerdoti, o se, quando verrà arrestato, noi saremo già tutti morti? Chi penserà a diffondere la Sua parola, se noi non ci saremo?»
Aveva ragione. Capii subito che aveva ragione. Ma la cosa non mi piaceva ugualmente. E poi c’erano almeno due cose che non quadravano, nel suo ragionamento.
«Sono d’accordo su quello che dici...» dissi «ma ci sono due problemi. Il primo, è che, se lo tradissimo, come proponi, poi nessuno potrebbe seguirci e avere fiducia in noi... e quindi, che utilità avremmo per la diffusione della fede? Vivi o morti, non serviremmo comunque. La seconda è che siamo solo in undici qui, il dodicesimo adesso è con Gesù ed è il Suo prediletto. Sappiamo benissimo che non acconsentirebbe mai a tradirlo.»
Pietro sogghignò. C'era una durezza quasi cattiva in quel sorriso. Una durezza spietata che non avevo mai visto in lui e cghe mi fece un po' paura.
«Ho una risposta che risolve entrambi i problemi.»
«Cioè?»
«Quando Gesù morirà, chi racconterà la sua storia?»
Scrollai le spalle.
«Saremo noi ovviamente» rispose. «Sarai tu, che già stai mettendo per iscritto tante cose, sarà Giovanni, e saremo noi altri. E tutti conosceranno solo la nostra verità, perché solo noi abbiamo vissuto col Messia e possiamo raccontare agli altri come sono andate le cose.»
«Dimentichi qualcuno... dimentichi Giuda, il suo preferito.»
«Chi dice che Giuda è il suo preferito?» sbottò Pietro.
«Ma lo sappiamo tutti!» disse Taddeo.
«Noi non sappiamo un bel niente!!! E comunque, non è detto che quel che sappiamo debba essere detto a tutti... Giuda, per esempio, potrebbe essere un traditore...»
«Ma non diciamo sciocchezze!» esclamai.
«Non sono sciocchezze. Se noi diremo che fu Giuda a tradire, tutti lo crederanno. Sarà la parola di 11 contro uno, uno che, per il rimorso di aver compiuto un gesto così infame, potrebbe anche uccidersi...»
«Non posso credere che tu stia dicendo sul serio» mormorai.
«Ma non capisci che questo è l’unico modo perché si compia la volontà di Dio?»
«Io dico di mettere ai voti» propose Andrea.
«Va bene, votiamo» acconsentì Pietro «ma ricordate quello che vi dico... è Gesù a volerlo, anzi, è la volontà del Padre. Solo se agiremo così si compiranno le scritture. E poi, Gesù risorgerà, dopo tre giorni, ricordate? Lo ha detto lui... quindi di che vi preoccupate? Quanto a Giuda... beh... il suo sacrificio è necessario perché noi si possa diffondere la parola del Cristo... sarà il nostro capro espiatorio, ma verrà sicuramente premiato nel regno dei cieli!»
Non avevo mai sentito un Pietro così convincente e pensai che, in fin dei conti, forse era proprio Dio a mettergli quelle parole in bocca... forse... poi, mentre tutti votavano a favore della sua idea, ricordai il frammento di una conversazione che avevo sentito qualche giorno prima tra Gesù e Giuda.
«Sono persone semplici, e non sempre ti capiscono...» stava dicendo Giuda, «perché non lasci che io spieghi loro le Tue parole?»
«Quando sarà il momento capiranno» aveva risposto il Cristo «li ho scelti così, perché solo essendo ciò che sono potranno decidere di fare ciò che va fatto... ma non angustiarti per loro, in un certo senso il ruolo peggiore spetterà a te... figlio mio.»
E ricordando quelle parole provai una stretta allo stomaco.
«Manca solo il tuo voto, Matteo» disse Pietro.
Lo guardai, guardai gli altri, intorno a me, e alzai la mano.

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