venerdì 7 ottobre 2016

Una parola al giorno (o quasi): SELFIE

C'è stato un mondo felice, non tanto tempo fa, in cui i selfie non esistevano, e le persone erano sé stesse.
Poi, un giorno, tutto è cambiato.
Per chi ama la fotografia (pur se in modo dilettantesco), come me, avere a che fare con i selfie è complicato e attraversa fasi estremamente conflittuali.


Non che io sia un tipo all'antica o abbia avversione per le mode. Per me ognuno è libero di fare quel che gli pare, e se sente l'esigenza di provare la "magnum" ammiccando al proprio cellulare, ben venga. 
Il problema è che i "selfiesti" infestano ogni luogo e finiscono per costituire una gran rottura di coglioni perché si arroccano davanti a panorami e monumenti, e non si schiodano fin a che non sono riusciti a immortalare la loro espressione da imbecilli in millemila selfie da spammare poi su instagram, facebook, sgaragnaus e tutti i social di questo beneamato cazzo. 
Un esercito di improbabili individui che, fino al fatidico momento in cui hanno impugnato un cellulare scoprendo con stupore e meraviglia l'esistenza della fotocamera anteriore, non erano stati sfiorati neanche lontanamente dalla remota idea di scattar foto e, forse proprio per questo motivo, mancano di discrezione e gusto ma, soprattutto, non si pongono il problema di essere invadenti "otticamente parlando". 
Sciamano come un'infestazione purulenta, intasano gli spazi, entrano nelle tue inquadrature "corrompendo" chiese, monumenti, piazze, acque azzurre e acque chiare, montagne verdi e i verdi pascoli di chi gli è stramuorto... il tutto inconsapevolmente e anche abbastanza inutilmente perché il selfie è oggettivamente BRUTTO come è inevitabilmnente brutto qualsiasi ritratto fatto con una lente grandangolare a pochi centimetri dalla faccia.
Mi si dirà che il selfie non vuole essere "bello", vuole solo catturare un momento, e io questo posso anche capirlo... ma che sia, appunto, un momento, non mezz'ora... cazzo.

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