mercoledì 25 novembre 2015

Una parola al giorno (o quasi): FAKE


C'era una volta il profilo fake.
E c'è ancora.
Una delle innumerevoli e meravigliose possibilità offerte dalla rete è quella di rubare il profilo di un altro e indossarlo come un completino firmato, pavoneggiandosi di qua e di là con un certo autocompiacimento o, in alternativa, creare il proprio profilo falso con certosina pazienza, fino a renderlo credibile, per poi sparare cazzate e trollare nei vari gruppi o forum che siano.
In fondo, ci si deve pur divertire in qualche modo, no?

Ma poiché al peggio non c'è mai fine, accanto ai profili fake, con cui tutti ormai abbiamo imparato a convivere, negli ultimi anni si è sviluppato un altro fenomeno ben più insidioso, quello della notizia fake.
A parte i siti di satira, in cui la falsa notizia è presentata in un contesto solo apparentemente credibile, ma senza nessuna intenzione di fare disinformazione, il web dilaga di false notizie, di finti allarmi, di indignati proclami che sono solo incommensurabili cazzate, ma che in men che non si dica, vengono ritwittati, condivisi, spammati e spalmati ovunque, senza che a nessuno venga il dubbio di fare una minima verifica.
Si tratta, a conti fatti, dell'evoluzione (o involuzione) del classico pettegolezzo da vecchia comare di paese inacidita, assunto a nuova gloria grazie al potenziamento tecnologico.
Ecco dunque fiorire in modo quasi compulsivo segnalazioni di fantomatici pedofili, di oscuri magheggi del parlamento, malattie in arrivo, cospirazioni delle lobby omosessuali a favore della diffusione di chissà quali ideologie, complotti delle multinazionali, chip sottopelle e altre colorite corbellerie, che una buona parte dell'utenza prende per vere dimenticandosi che non ci vuole niente a verificare una notizia prima di diffonderla.

Un esempio recente, emblematico di questo fenomeno, è costituito dalla falsa notizia secondo la quale lo IOR sarebbe azionista della Beretta. Notizia gustosissima, ma priva di fondamento, che in brevissimo tempo ha fatto il giro dei social suscitando un certo scalpore.
La foto che accompagnava la falsa notizia era troppo divertente e inquietante per passare inosservata e merita, di per sé, un certo plauso. Ma la notizia è solo l'ennesima social-bufala e coglierei l'occasione per invitarvi a fare una cosa semplicissima, prima di condividere col mondo la vostra indignazione: usate quel cazzo di motore di ricerca per fare un rapidissimo controllo. Ci vuole davvero poco per verificare una notizia, non costa niente e, da un lato, vi permetterà di non rendervi complici di una manica di cazzoni che fanno disinformazione e dall'altro vi impedirà di passare per coglioni.
Scusate se è poco.

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