domenica 11 giugno 2017

Una Parola al Giorno (o quasi): EDUCAZIONE

Fino a non poco tempo fa, l'educazione veniva impartita alla prole dal solerte, ma inflessibile, genitore, a suon di sberle. Il figlio indisciplinato veniva rimesso brutalmente in riga in modo implacabile, maturando progressivamente un sano rancore nei confronti della figura paterna che dava anche senso compiuto a complesso di Edipo. 
Del resto, chi conosce la tradizione popolare campana, ha sicuramente sentito, almeno una volta nella vita, il detto: - Mazz' e panelle fanno 'e figli bell'... panell' senza mazze fanno 'e figli pazz' - che altro non è che  il concetto del bastone e della carota applicato alla pedagogia pratica.
Ora, che sia ben chiaro, io non sono uno di quelli che ritengono la violenza il sistema educativo più efficace. Ma va considerato che, se la saggezza popolare, viene definita tale, cioè saggia, qualcosa di non troppo errato nel suo profondo fondo, ci dovrà pur essere.
Il motivo di questo sproloquio introduttivo è presto spiegato:
Oggi, preso da un inopinato slancio di entusiastico amore per la famiglia, ho portato l'intera tribù in un ristorante giapponese dove, tra l'altro, ci siamo scofanti quantità industriali di sushi approfittando dell'AllYouCanEat.
Sarebbe stato tutto perfetto se, il tavolo accanto al nostro, non fosse stato occupato da una di quelle mamme moderne, democratiche e meticolosamente attente a tutte le possibili necessità psicologiche del figlio: un bambino di circa otto anni che, nell'arco di un'ora e mezza, sarà rimasto seduto non più di 15 minuti per passare tutto il resto del tempo a ballare (sì, avete capito bene, ho detto: BALLARE) tra i tavoli, a ritmo della musica del cellulare di mammà (musica di pessima qualità mandata al massimo del volume consentito dallo smartphone).
Questa piccola calamità naturale priva dei requisiti minimi necessari per poter avere una interazione civile con altri esseri umani, figlio di una madre altrettanto scostumata, ha imperversato senza pietà costringendo i camerieri a fare letteralmente lo slalom per evitare le sue evoluzioni danzerecce degne di un Michael Jackson affetto da epilessia, ma invano... alla fine, mentre la madre pagava il conto e si accingeva, finalmente, a togliersi dai coglioni, il piccolo invasato è riuscito, con un guizzo improvviso, a centrare con una testata un vassoio ed è poi scoppiato in un pianto disperato che si è protratto per un'altra decina di minuti, consolato dalla premurosa genitrice.
E veniamo dunque al punto. 
Io non so se una sana dose di mazzate (senza panelle), avrebbe giovato all'educazione di questo improbabile ballerino molesto. Non so quale devastante trauma infantile la madre stesse cercando di prevenire attraverso questo atteggiamento educativamente incomprensibile, ma di una cosa sono abbastanza sicuro, a lei, alla madre, un paio di sberle non avrebbero fatto male...

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