mercoledì 23 dicembre 2015

Una parola al giorno (o quasi): PSICOLOGIA

Sono le dieci del mattino.
Lui, in canottiera, sta riempiendo un cozzetto di pane con dei fagioli. Lei, com’è giusto che sia, lava a terra.
Strofinando con un certo vigore il pavimento, la donna annuncia distrattamente: “Hai presente Saretta, la figlia di zia Vincenza?”
L'altro, a bocca piena: “Come no!”
“E’ diventata Emo”
“Nooooooo”
“Sineeeee!”
“Ma emo emo?”
“De più… sai quelli che se tagliano?”
Lui per un attimo dimentica di masticare. Resta lì, con la bocca piena semiaperta.
“Si tagliano?”
“Già!”
“E dove?”
“Dove capita”.
“E perché si tagliano?”
“Perché soffrono!”
L’uomo si gratta la testa pensieroso.
“Non capisco… uno soffre dopo che s'è tagliato, non prima…”
La donna, che a giudicare dalla posizione in cui lava i pavimenti di sofferenza se ne intende, per lo meno a livello lombare, argomenta:
“Certo che dopo soffri, ma fisicamente… prima invece soffrono pisicologicamente…”
“Ahhhh!”
“La loro è una richiesta d’aiuto!”
“D’aiuto certo.”
“E’ colpa di questa società… i ragazzi si sentono abbandonati, si incolpano della loro inadeguatezza e finiscono per odiarsi e farsi del male!”
“Questo è vero… colpa di tutta questa psicologia del cazzo!”
“Che c’entra la psicologia?”
“Ma sì perché tutta questa psicologia ha imbottito la testa della gente di chiacchiere. E questo non si dice, e questo potrebbe traumatizzare tuo figlio, qui ci vuole l’ascolto attivo, non devi usare la cinghia, non devi urlare… così uno vede il figlio che fa l’emo e non sa cosa cazzo deve dirgli… e il ragazzo alla fine si taglia. Una volta, invece, non si tagliavano e sai perché? Perché quando cominciavano a piangersi addosso arrivava il padre e gli faceva: -Ahò che stai a fa’? -  e il figlio gli rispondeva: - sto a fa’ l’emo. E il padre: - Sta a fa’ l’emo? Mo’ te lo do io l’emo!-  e gli menava di brutto urlandogli dietro -Va a zappare, finocchio de mmerda!
Così il bambino cresceva in modo sano: odiando suo padre e non sé stesso!"


Nessun commento:

Posta un commento